Susan Dickinson: la Musa ispiratrice di Emily Dickinson
“I am so glad dear Susie - that our hearts are always clean, and always neat and lovely, so not to be ashamed.”
“Sono così lieta cara Susie - che i nostri cuori siano sempre puliti, e sempre in ordine e amabili, così da non provare vergogna”
Incredibile ma vero: non esiste alcuna biografia su colei che fu la Musa n.1 di Emily Dickinson: Susan Huntington Gilbert Dickinson.
Come è possibile?
Ecco una prima risposta: senza una biografia, senza dati e fatti concreti, è molto più facile impossessarsi del mito e farla diventare semplicemente l’amante lesbica di Emily, teoria che va molto di moda ad Hollywood.
In questo approfondimento vorrei darvi un breve - e alternativo - ritratto di questa donna speciale, donna che quel gran genio di Emily Dickinson non poteva aver scelto come sua Musa senza avere delle valide, profonde motivazioni, che partivano dalla cintola in su…
Susan & Emily: tutti gli strati della cipolla emotiva
Prima di farvi vedere Susan attraverso gli occhi di Emily, partiamo da alcune notizie di base, per inquadrare il prezioso contesto.
Susan ed Emily erano nate a pochi giorni di distanza. Susan il 19 Dicembre 1830, Emily il 10, e nello stesso stato: il Massachusetts. Che quindi Emily chiamasse sempre Susan ‘SORELLA’ si può capire già anche da questo primo importante dato.
Susan era rimasta orfana di entrambi i genitori in tenerissima età. A 7 anni aveva perso la madre, a 11 il padre. Immaginatevi il trauma. Ecco perchè si era trasferita nella cittadina di Emily: per andare a vivere con sua sorella maggiore Harriet, con un’altra sua amata sorella, Mary. Nel 1847 - all’età di 17 anni - era poi andata a studiare nell’Accademia di Amherst. Anche se non si sa di preciso come le due si siano conosciute, fu intorno a quell’anno che lei e Emily diventarono grandi amiche.
Se siete ancora in contatto con la vostra prima “migliore amica” delle scuole medie o delle superiori, forse potrete capire bene l’intensità dell’affetto puro che si prova in quegli anni per un’amica, affetto che si fa ancora più intenso quando in casa propria non si hanno alleati, non si hanno sorelle (o non sorelle che ci aprono cuore e anima) o se abbiamo già perso la madre, e/o magari una sorella.
Emily e Susan quindi strinsero da subito un fortissimo legame di amicizia.
A questo primo legame si aggiunse il fatto che Susan si innamorò del fratello di Emily, corrisposta. I due si sposarono tre anni dopo, con enorme gioia di Emily, e nel 1856 andarono a vivere in una meravigliosa villa in stile italiano fatta costruire dal padre di Emily, a pochi passi da casa loro: The Evergreens (I sempreverdi) 1.
Con questo matrimonio, Emily e Susan divennero ‘sorelle nella legge’, come si traduce in inglese la parola ‘cognate’ (sisters-in-law), e vicine di casa allo stesso tempo.

All’età di 25 anni quindi, le due donne erano già:
* una sorta di sorelle gemelle (per la vicinanza dei loro compleanni)
* migliori amiche fin dai tempi della scuola
* parenti (cognate)
* vicine di casa (separate solo da una siepe e una stradina in mezzo a fitti alberi)
E già questa moltitudine di strati affettivi è rarissima.
A questo va aggiunto il fatto, risaputo, che Emily e sua madre non andavano particolarmente d’accordo, che il loro non era un classico rapporto madre e figlia, dove la figlia si sente protetta dalla madre e sente il suo affetto.
Susan, al contrario, era una madre protettiva e affettuosa, e quando una donna ha un cuore materno, può fare da madre a un essere umano anche quando non lo ha partorito.
Susan fu spesso anche come una seconda madre per Emily Dickinson.
(Ammetto che questa visione è meno accattivante di quella di Hollywood).
Allo stesso tempo però, dato che Emily era altrettanto materna e protettiva, a volte era il contrario, ed è Emily a chiamare Susan “la mia cara bambina”, o la sua ‘bambola’.
Qualche anno prima di sposarsi, Susan aveva anche perso una delle sue amate sorelle.
Mary era morta di parto quando Susan aveva 20 anni. Possiamo solo immaginare la tenerezza che Emily doveva provare per questa amica che - così giovane - aveva già perso così tanti componenti della sua famiglia.
In una lettera scritta da adolescente, Emily le scrisse:
“Dont forget all the little friends who have tried so hard to be sisters, when indeed you were alone!”
“Non dimenticarti di tutte le tue piccole amiche che si sono sforzate tanto di essere delle sorelle, quando eri davvero da sola!”
Anche Susan scriveva poesie e adorava leggere, e a detta di tutti era una donna molto intelligente, sensibile, colta. Molto spesso - dato che Susan aveva un’enorme libreria - prestava o regalava dei libri a Emily, le consigliava delle letture, discutevano spesso insieme di poesia e letteratura (adoravano Shakespeare e lo citavano in continuazione) ed è risaputo che Susan fu una delle pochissime persone che - oltre a ricevere le poesie di Emily - le fece da editrice, consigliandole alcuni cambi qua e là, e venendo ascoltata.
Susan era inoltre, indiscutibilmente, una Musa ispiratrice per Emily, che le dedicò moltissime poesie e messaggini poetici.
Susan inoltre era molto brava in matematica, tanto che un professore le aveva detto che avrebbe dovuto andare a Yale in Università, e insegnava ad Emily questa materia quando serviva. Emily quindi si sentiva con lei anche come un’alunna con la sua Maestra. Andiamo ad aggiungere ora anche questi nuovi strati alla nostra cipolla emotiva, che si fa sempre più spessa.
C’è ora chi penserà che - visti tutti questi strati affettivi - un’attrazione sessuale tra le due fosse inevitabile! Io però proverò a controbattere dicendo che - come disse la musa di Nietzsche (altra mitica scrittrice zitella) Lou Salomè - quando ci sono già così tanti legami profondi, quello fisico diventa superfluo, perchè l’unione è già eccelsa e non manca di nulla, mentre troppo spesso l’unione fisica serve a colmare delle lacune e a provare per qualche effimero momento l’illusione di un’unione che in realtà non esiste.
Tra Emily e Susan queste lacune non c’erano…
Un’ultima cosa spesso dimenticata volutamente da Hollywood: entrambe le donne erano profondamente religiose e spirituali…
Senza conoscere bene la Bibbia (oltre a Shakespeare) è praticamente impossibile capire tutti i riferimenti religiosi che Emily inseriva nei suoi messaggini alla ‘sorella maggiore’, come ad esempio dove la chiamava ‘Ofir’, una regione biblica famosa per il suo oro.
Prima che Susan si sposasse con Austin, Susan stessa definì le sue lettere con Emily una “Spiritual converse”, una conversazione spirituale.
(Ma che ne sa Hollywood di ‘spiritual converse’?)
Arrivò infine un ulteriore legame di sangue a cementare il loro affetto.
Susan ebbe tre figli con Austin Dickinson, nipotini che Emily adorava e che a loro volta adoravano lei. Emily quindi divenne anche la ZIA dei figli di Susan.
E come ci insegna la genetica, questi nipoti avevano quindi una buona parte del DNA anche della zia, e il sangue non è acqua.
Tragicamente, però, solo uno dei tre bambini visse più a lungo della zia per raccontarci la vita di questa incredibile donna: la piccola Martha Dickinson.
Susan, vista con gli occhi della figlia Martha
Ora che abbiamo questi primi dati biografici di partenza e la nostra cipolla emotiva, vorrei provare a mostrarvi Susan attraverso gli occhi di chi più l’aveva amata (oltre ad Emily e Austin): sua figlia Martha.
Prima di tutto: perchè era stata chiamata Martha e non … Emily, ad esempio?
Perchè Martha era l’amata sorella di Susan morta di parto da giovane.
Mentre Emily aveva solo una sorella con cui non aveva un gran feeling, Susan invece era legatissima alle sue sorelle.
Se proprio volessimo vedere la relazione tra Emily e Susan come ‘romantica’, dovremmo al massimo vederla come una relazione a senso unico, dove Emily era la donna non corrisposta. Se Emily aveva in testa Susan, Susan aveva sempre in testa la sua famiglia, prima di tutto.
Proprio grazie ai tre libri pubblicati da Martha Dickinson dopo la morte di entrambe sappiamo qualcosa della vera relazione tra Emily e Susan, ma la voce di Martha è una delle tante voci femminili che sono state messe a tacere molto presto dai critici letterari, perchè considerata ‘inaffidabile’ (giudizio che ovviamente non condivido affatto).
Proviamo quindi a riascoltare direttamente la sua voce ora…
THE romantic friendship of my Aunt Emily
Dickinson and her ''Sister Sue" extended
from girlhood until death.
“L’amicizia romantica di mia Zia Emily Dickinson e sua ‘Sorella Sue’ si estese dall’adolescenza fino alla morte”.
Con questa frase comincia il libro ‘THE SINGLE HOUND’, una selezione di poesie/messaggini/lettere che Emily aveva mandato a Susan durante tutta la vita, fin dalla prima lettera nel 1848 (all’età di 18 anni) all’ultimo messaggino mandato poco prima di morire, messaggi che Susan aveva tenuto via tutta la vita, come tesori, capendo da subito la genialità di questa sua amica e parente.
Martha non perde tempo a cincischiare.
Parte in quinta e ci dice subito con grande chiarezza quale fosse il rapporto tra le due donne che lei aveva conosciuto meglio di chiunque: “un’amicizia romantica”.
A questo punto ovviamente va capito cosa si intendesse al tempo con la parola ‘romantica’. Non quello che intendiamo noi oggi, questo è certo, così la parola “amanti” in una frase successiva non è quella che intendiamo noi oggi:
“Emily aveva tantissimi amanti”, scrisse infatti Martha. Quello che intendeva chiaramente dire era “spasimanti’, ovvero degli “uomini di varie professioni” che - come prosegue Martha - “le scrivevano e venivano a trovarla e le cui lettere lei ha bruciato con una cavalleria che non tutti loro hanno contraccambiato.”
In un articolo di giornale Martha scrisse anche che “(Emily’s) devotion to those she loved was that of a knight for his Lady”, “la devozione di Emily per coloro che amava era quella di un cavaliere per la sua Signora”.
E questo ci porta dritti a Dante e Beatrice…
Susan infatti, per Emily, era come “Beatrice per Dante”, come scrisse la stessa Emily parlando dell’amica. Ora, non so voi, ma dai miei ricordi Beatrice era una Musa, e non una concubina, e Dante l’aveva incontrata solo due o tre volte, tra cui la prima quando lei aveva 9 anni. Di fisico tra loro non c’era stato nulla (Beatrice si era sposata con un altro, idem Dante) e l’amore di cui si parlava qui era “l’amor cortese”, dove una donna capace di ispirare poesia meritava di essere idealizzata e diventare, appunto, una Musa in carne ed ossa per il poeta, per l’artista. Questo era Susan per Emily.
Martha si decise a parlare del rapporto tra la madre e la zia perchè era stanca di sentire Emily descritta come ciò che non era (già al tempo, figuratevi cosa proverebbe oggi!).
"I am told she is taught in colleges as a rare strange being; a weird recluse, eating her heart out in morbid and unhappy longing, or a victim of unsatisfied passion”
"Mi è stato detto che viene insegnata nelle Università come un essere raro e strano: una stramba reclusa, che si torturava il cuore con desideri tristi e pensando alla morte, o una vittima di una passione non soddisfatta”.
Questa NON era sua zia Emily, la sua vicina di casa, Emily, la migliore amica di sua mamma, Emily. Per cominciare, quello che Martha ricordava meglio di sua zia era la sua DOLCEZZA, “paragonabile solo a quella dei suoi amati gelsomini”.
“Fascination was her element” - “Il fascino era il suo elemento”.
"She was not daily-bread. She was star-dust.” -
“Non era pane quotidiano, era polvere di stelle”.
Ma torniamo a Susan…
Martha disse che sua madre era sempre “felicemente occupata in casa, con i suoi tre bambini”, e le tante cose che aveva da accudire. Da quando infatti suo marito - il fratello di Emily - era diventato il contabile dell’Università del paese, ricevevano spesso ospiti illustri a cena a casa loro, ed Emily si univa spesso a queste serate, dove suonava il piano, rideva, parlava di letteratura e incantava gli ospiti.
Quando pensiamo al fatto che la Dickinson decise, a un certo punto, di “chiudere i rubinetti dell’attenzione”, non dobbiamo dimenticare che per la maggior parte della sua vita fu estremamente socievole.
"Sister Sue" , prosegue Martha, “Sorella Sue” era “la confidente e alleata” di Emily, “dalle cui labbra noi abbiamo sentito molte storie adorabili”. Confidente è una parola interessante. Come sappiamo dalle sue poesie sui vulcani, Emily ci teneva molto alla privacy e per qualche motivo chiaramente non poteva fidarsi di raccontare le sue emozioni più private a sua sorella Lavinia. Ecco che quindi sua ‘sorella Susan’ serviva anche a questo scopo (e bene fece a fidarsi di lei, dato che Susan tenne ben serrate le sue labbra fino alla morte).
Dopo la morte di Emily, Susan fu indecisa per anni se pubblicare o meno le centinaia di messaggi e lettere che l’amica, sorella, cognata, figlioccia, zia dei suoi figli e grande poetessa le aveva mandato durante tutta la vita. Non riuscì mai completamente a decidersi, ma per fortuna non bruciò mai nulla, e toccò quindi a sua figlia Martha decidere cosa fare.
E Martha si decise a mostrare al mondo la meravigliosa amicizia e rapporto tra sua madre e sua zia perchè ricordava che Emily, nel ricevere le lodi per una sua poesia, aveva risposto a Susan: “Mi piace la tua lode, perchè io so che essa sa. Se un giorno molto lontano potrò rendere te e Austin orgogliosi di me, mi farebbe sentire più alta.”
Come prima poesia, scelta tra le tante, ad aprire il libro, Martha selezionò quella scritta in onore del matrimonio di Susan con Austin:
One Sister have I in our house -
And one a hedge away.
There's only one recorded,
But both belong to me.
One came the way that I came -
And wore my past year's gown -
The other as a bird her nest,
Builded our hearts among.
************
Una sorella ho io in casa nostra -
e una distante una siepe.
Solo una è registrata all’anagrafe,
ma entrambe appartengono a me.
Una è arrivata per la mia stessa strada -
e indossava i miei vestiti usati -
L’altra - come un uccellino il suo nido
ha costruito tra i nostri cuori.
Sì, Emily era dolcissima.
Con tutti però, anche con gli uomini, anche con i suoi nipotini, anche con i vicini di casa.
Chi crede che fosse l’amante carnale di Susan deve spiegare poi anche tutte le lettere apparentemente d’amore indirizzate a un ‘Master’ (Maestro) nonché le sue lettere romantiche al Giudice Lord.
(Ma immagino che ora qualcuno dirà che era bisessuale. Non se ne esce…)
Susan, vista con gli occhi di Emily
Ora che abbiamo visto Susan nel suo contesto biografico, crivellata di lutti e legatissima a quel che rimaneva della sua famiglia, e che abbiamo visto Susan e Emily con gli occhi di Martha, non ci resta che vedere come veniva descritta “Susie” dalla stessa Emily.
Come una ‘valanga di sole’, come la donna che - “dopo Shakespeare, mi ha insegnato più cose.”
"To see her is a picture, To hear her is a tune,
To know her an intemperance As innocent as June”
“Vederla è un quadro, sentirla è una canzone,
conoscerla è un’intemperanza innocente come un Giugno”
Sì, un tantino esaltata… Ma forse stava solo dicendo la verità.
Susan stessa disse che Emily a volte era troppo adulatoria nel farle i complimenti, ma è quello che mi dice sempre anche Adam quando gli faccio dei complimenti io - Io però so bene che NON esagero. Quindi per forza di cose è lui quello modesto. Allo stesso modo dubito che Emily si sbagliasse sul conto di Susan. Serve infatti un talento speciale per riconoscere un altro talento, come disse Emily con un altro messaggino:
"One Art, to recognize, must be, Another Art to praise.”
”Un’Arte dev’essere il riconoscere. Un’altra arte l’elogiare.”
Tenendo conto che l’intera famiglia di Emily voleva bene a Susan, che anche sua sorella Lavinia l’adorava, che anche la madre e il padre la trattarono come una figlia, e che Austin stesso se ne innamorò perdutamente, fino a sposarla, possiamo immaginare che fosse facile affezionarsi a questa donna, amata un po’ da tutti.
Se poi i messaggi che Emily mandava a Susan fossero stati dei messaggi con vene passionali, viene da chiedersi: li avrebbe consegnati - come spesso faceva - ai bambini stessi o ai camerieri, perchè glieli portassero? Martha stessa ci dice apertamente che era normale per loro nipotini portare questi messaggini ‘avanti e indietro’ tra le due case.
Ed erano quasi tutti dei bigliettini piegati in tre, facilmente apribili da chiunque, senza sigillo, come questo, sul piacere di un bel libro:
Sappiamo per certo infatti che alcuni dei messaggini e delle poesie migliori che Emily mandava a Susan venivano letti ad alta voce in casa, da Susan, non solo alla sua famiglia e ai suoi bambini, ma anche a vari ospiti che passavano all’Evergreens. La stessa Martha ce lo rivela. Fu così che piano piano si sparse nel villaggio (e ben oltre) il mito di Emily come poetessa.
Nelle lettere che Emily scrisse a Susan, soprattutto prima che lei si sposasse, si trova una tenerezza, una dolcezza e un’affettuosità che ancora una volta viene vista per erotica. Emily dice che le darebbe tanti baci fosse lì con lei, dice che le manca tantissimo quando è via, che piange, che soffre enormemente.
Ma al tempo era molto normale mostrare grande affettuosità verso le amiche.
“Certo!”, dicono i maligni maliziosi. “Ma è perchè erano lesbiche represse!”
Forse… Ma una cosa che noi oggi fatichiamo a comprendere è l’altissima mortalità di allora e la bassa aspettativa di vita. La gente perdeva sorelle e amiche a un ritmo che noi oggi non possiamo minimamente concepire, spesso dal giorno alla notte, tra tifo e altre malattie infettive per cui non c’era cura. Ecco che quindi si tenevano ben strette le sorelle e le amiche che avevano. Inoltre non c’erano i telefonini allora, e le lettere ci mettevano un’eternità ad arrivare da una parte all’altra della nazione.
Quando un’amica - come Susan - andava a lavorare in un’altra città, lontana centinaia di chilometri, la perdita era cocente e se l’amica non rispondeva a una lettera, si poteva pensare il peggio per settimane, senza avere idea di come stessero davvero le cose. Chi ha mai aspettato una lettera con ansia da una sorella, sa cosa vuol dire e può immaginare l’ansia di Emily e il suo sollievo poi nel riceverla con buone nuove.
Non c’erano poi tutti gli intrattenimenti di oggi e le donne erano recluse in casa anche senza volerlo, non potendo viaggiare da sole con facilità. La maggior parte quindi dell’intrattenimento veniva proprio dalle sorelle, dalle vicine di casa, dalle amiche più care. E l’affettuosità - in un mondo puritano dove i genitori erano spesso freddi con i figli piccoli e con i ragazzi non ci si poteva certamente prendere libertà - si sfogava quindi su queste amiche e sorelle (e sui bambini piccoli).
Per finire, il verbo ‘LOVE’ in inglese si usa normalmente ancora oggi anche per i genitori e membri della famiglia, come il nostro “ti voglio bene”.
E ora proviamo a leggere alcune frasi di Emily a Susan con questi occhi:
Febbraio 1852 (Emily e Susan hanno 22 anni - Susan è via come governante):
”Oh my darling one, how long you wander from me, how weary I grow of waiting and looking, and calling for you; sometimes I shut my eyes, and shut my heart towards you, and try hard to forget you because you grieve me so, but you'll never go away, Oh you never will -- say, Susie, promise me again, and I will smile faintly -- and take up my little cross again of sad -- sad separation.” / “just write me every week one line, and let it be, "Emily," I love you," and I will be satisfied! Your own Emily”
“Oh mia cara, quanto te ne vai lontano da me, come sono stanca di aspettarti e di cercarti e di chiamarti; a volte chiudo gli occhi, e chiudo il cuore verso di te, e mi sforzo di dimenticarti perchè tu mi fai soffrire, ma tu non te ne andrai mai via. Oh, non te ne andrai mai via - dillo Susie, promettimelo di nuovo - e io sorriderò flebilmente e mi rimetterò sulle spalle la mia piccola croce di questa triste, triste separazione”. /
”Scrivimi anche solo una riga ogni settimana, e lascia che sia: “Emily, ti voglio bene” e io sarò soddisfatta! Tua, Emily”
Ma il caso più emblematico di come ‘la malizia stia negli occhi di chi guarda’ è una famosa poesia “Wild Nights”, una poesia altamente religiosa e spirituale - probabilmente ispirata a uno dei tanti lutti subiti da Susan - ma che viene, tanto per cambiare, vista come ‘infusa di erotismo’.
(Trovate una mia analisi dettagliata in un precedente articolo)
Nel 1883, quando avevano 52 anni, entrambe le amiche/sorelle/cognate subirono una vera e propria tragedia: Gilbert, il bambino più piccolo di Susan, il nipotino adorato da Emily, morì di tifo nell’arco di pochissimi giorni. Aveva solo 8 anni. Lo shock per entrambe fu tremendo. Susan non uscì più di casa dal dolore per un anno. Suo marito Austin, nel giro di tre mesi, cercò consolazione tradendo la moglie con l’amante Mabel Todd (ma questa è un’altra storia…).
Emily si ammalò gravemente nel giro di poco e morì neppure 3 anni dopo Gilbert.
Chi arrivò a preparare il suo corpo per la bara, a sistemarle i capelli, a vestirla, a raccogliere i suoi fiori preferiti e a stringerglieli tra le mani?
Sua sorella Susan…
Uno degli ultimi biglietti che Emily le aveva scritto recitava:
"Il legame tra noi due è molto sottile,
ma un capello non si dissolve mai”
Emily, vista con gli occhi di Susan
Ci manca solo un ultimo punto di vista ora: quello di Susan.
Cosa pensava Susan di Emily e del suo affetto per lei?
Purtroppo quasi tutte le lettere che Susan scrisse a Emily furono bruciate alla sua morte, come era la norma al tempo, per proteggere la privacy del mittente.
Come accennato, Susan non riuscì a decidersi di scrivere un libro sull’amica e cognata, anche se più volte aveva pensato come comporlo al meglio.
Teniamo anche conto che il marito la stava tradendo e che lei non voleva attirare attenzione sulla sua famiglia e doveva proteggere anche i due bambini rimasti.
Ecco che quindi fu Lavinia, insieme all’amante di Austin, Mabel Todd, a preparare il primo libro di poesie (e poi di lettere) di Emily, ma dovette farlo senza ricevere le circa 500 poesie /messaggini / lettere che Emily aveva appunto mandato a Susan.
Di conseguenza, il ruolo di Susan nella vita di Emily fu praticamente obliterato per moltissimi anni. Nessuno la nominò in quei primi libri.
Le lettere e i messaggini poetici di Emily a Susan rimasero nascosti finchè Martha non ne pubblicò alcuni dopo la morte sia della madre che del padre, per porre rimedio a questa ingiustizia.
Ci è rimasta però una splendida lettera che Susan scrisse, parlando di Emily.
Non è una lettera qualsiasi, ma è uno stupendo necrologio pubblicato su un quotidiano locale, che Susan scrisse poco dopo la morte dell’amica e cognata.
Ve la traduco qui quasi per intero:
”Pochissimi nel villaggio – tranne gli abitanti più anziani - conoscevano Emily personalmente, anche se i fatti riguardanti la sua reclusione e la sua brillantezza intellettuale erano tradizioni familiari ad Amherst.
Ci sono molte case di tutte le classi sociali verso le quali i suoi tesori di frutti e fiori e piatti appetitosi per i malati e i sani venivano costantemente spediti.
Nel crescere, la sua natura sensibile si è ritirata dal contatto personale col mondo e sempre di più si è voltata verso la grande ricchezza delle sue risorse individuali per trovare compagnia, sedendosi - come qualcuno ha detto di lei - ‘alla luce del suo stesso fuoco’.
Non era delusa dal mondo e non le mancava empatia, né lo fece perché le mancassero le capacità per una carriera sociale - poiché i suoi talenti erano eccezionali -ma la sua anima era di un tipo così raro, e la calma sacra di casa sua le dava la giusta atmosfera per il suo valore e per il suo lavoro, forte era il suo istinto che casa sua fosse il suo santuario.
Tutto questo dev’essere inviolato.
Così eclettica nei suoi gusti letterari, setacciava le librerie da Shakespeare a Browning; veloce nelle sue intuizioni e analisi, era quasi impaziente di dover usare il minor numero di parole con le quali rendere la sua rivelazione.
Il suo modo di parlare e di scrivere erano come quelli di nessun altro. Come una maga lei afferrava le apparizioni indistinte del suo cervello e le gettava ai suoi amici in modo pittoresco che coglieva di sorpresa, amici che - affascinati dalla semplicità nonché dalla sua profondità - si stupivano che lei riuscisse a rendere palpabili quelle sensazioni che eludevano sempre la loro presa pasticciata.
Per lei la vita era ricca e tutta illuminata da Dio e dall’immortalità. Ha camminato su questa terra con la gentilezza e riverenza degli antichi santi, con il passo fermo dei martiri che cantano mentre soffrono.
Emily era ‘un’anima di fuoco in una conchiglia di perla’.2
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Susan morì a casa sua, all’Evergreens, all’età di 83 anni per problemi cardiaci.
Nel necrologio venne descritta come “una donna di qualità rare e una cittadina notevole della nostra città, che aveva reso casa sua una delle caratteristiche più notevoli della nostra comunità. Lei ha certamente intrattenuto a casa sua più uomini e donne famosi nel mondo della letteratura di qualsiasi altra persona. Possedeva una personalità affascinante e graziosa e dei talenti inusuali nel conversare. Aveva un forte interesse per le arti e particolarmente per la letteratura. Era la più giovane di sette figli, nessuno dei quali le è sopravvissuto.
Era una sincera amante dell’umanità e un’acuta osservatrice della Natura, che molto apprezzava. Aveva circondato casa sua di bellissimi fiori e alberi rendendola un luogo delizioso per tutti i visitatori che erano onorati di essere ammessi. La lista abbraccia uomini come Ralph Waldo Emerson, il Colonnello T.W. Higginson, Samuel Bowles, e donne come Helen Hunt Jackson, Harriet Beecher Stowe e Mrs Frances Hodgson Burnett. L’unica parente che le è sopravvissuta è sua figlia Martha Dickinson Bianchi, che è stata una compagna devota e piena di ammirazione durante gli ultimi anni della sua lunga vita.”
E ora, a voi il giudizio.
Chi era Susan per Emily…?
Se le parola “amante” nel vostro dizionario riesce a includere tutti i profondi strati del loro rapporto (sorella, cognata, vicina di casa, madre dei propri nipotini, maestra, migliore amica, madre, figlia, editrice, lettrice, musa, infermiera), oltre a tutte le parole che Emily ha usato per descriverla nelle sue poesie:
* sorella
* amica
* cognata
* vicina di casa
* il mio cuore più grande
* la mia cara bambina
* maestra
* bambola
* il mio idolo
* tesoro prezioso
* camerata
* amata
* sirena
* l’unica poetessa
* la donna che preferisco
* la mia salvatrice
allora ok, erano ‘amanti’. Ma se così non fosse, credo che la cosa più saggia da fare sia usare la parola che entrambe hanno usato per tutta la vita, l’una per l’altra, dandogli un valore solenne: SORELLA.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
Trovate i tre volumi scritti da Martha Dickinson gratuitamente online qui:
* THE SINGLE HOUND - https://archive.org/details/singlehoundpoems00dick
* LIFE AND LETTERS OF EMILY DICKINSON - https://archive.org/details/dicklife_544424
* FACE TO FACE - https://archive.org/details/emilydickinsonfa00bian
Nessuno - che mi risulti - è stato ancora tradotto in italiano.
Per una mia biografia sui generis di Emily Dickinson scritta usando le sue parole, tratte dalle sue lettere e dalle sue poesie, cercando di rispettare la sua essenza, potete leggere: “Lettere di Emily Dickinson a una lettrice”.
Per chi sa bene l’inglese, potete leggere tutte le lettere, le poesie e i messaggini mandati da Emily a Susan nel libro: “Open me Carefully”. L’autrice è chiaramente tra coloro che spingono la relazione ‘passionale’ tra le due donne.
A me, personalmente, leggere tutte queste meravigliose lettere e poesie ha fatto solo ricordare il chiaro monito di Susan:
“Tutto questo deve rimanere inviolato.”
E.V.A.
THE EVERGREENS - Fotografia di Daderot. - Self-photographed, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1005308
NECROLOGIO di Emily Dickinson a cura di Susan Dickinson: https://www.digitalamherst.org/items/show/904