ORIGINALE INGLESE
Wild nights, wild nights
Were I with thee,
Wild nights should be
Our luxury !
Futile the winds
To a heart in port, —
Done with the compass,
Done with the chart.
Rowing in Eden !
Ah ! the sea !
Might I but moor
To-night in thee !
UNA MIA TRADUZIONE
Notti tempestose,
notti tempestose.
Se io fossi con te
le notti di tempesta sarebbero
il nostro lusso!
Futile il vento per un cuore nel porto -
Ho chiuso coi compassi,
Ho chiuso con le mappe.
Remare nell’Eden !
Ah! Il mare!
Potessi io stanotte
in te ormeggiare!
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“Evitiamo che i maligni…” fraintendano
Questa è una delle poesie più travisate di Emily Dickinson, a mio parere.
Mentre praticamente tutti la vedono come una poesia passionale, addirittura erotica, per me - e per chi aveva conosciuto Emily in vita - era chiaramente tutta un’altra cosa.
Che potesse essere letta come una poesia passionale però era un dubbio che venne già ai due primissimi editori delle prime raccolte di poesie: Mabel Todd (l’amante del fratello di Emily), e lo scrittore T.W. Higginson (il ‘tutore’ di Emily, con cui parlava spesso di poesia, nella loro fitta corrispondenza).
Higginson infatti scrisse a Mabel che l’unica poesia che non era sicuro di voler inserire nel secondo volumetto era proprio ‘Wild nights’, “lest the malignant read into it more than that virgin recluse ever dream of putting there”, ovvero “per evitare che i maligni ci leggano dentro più di quanto la vergine reclusa si sia mai sognata di metterci”.
E queste erano due persone che – a differenza nostra – conoscevano Emily, erano stati a casa sua, avevano conosciuto la sua famiglia e sapevamo moltissime cose di lei, dalla sua stessa bocca o quella di sua sorella e suo fratello che vivevano con lei e l’amavano.
E quindi è già importante sapere che, secondo loro, Emily non aveva in mente neanche per idea che la gente potesse leggervi una versione erotica!
Prima di commentare la mia interpretazione di questa poesia, partiamo da alcune note tecniche e dal contesto storico…
1861 - La Guerra Civile Americana
‘Wild Nights’ fu scritta circa nel 1861. Emily aveva 31 anni e il Nord degli Stati Uniti (dove viveva lei) era entrato ufficialmente in guerra contro il Sud, uno scontro violentissimo che durerà anni e costerà centinaia di migliaia di vite umane.
Immaginate lo stato d’animo di Emily, che aveva un fratello che avrebbe potuto essere chiamato ad arruolarsi in ogni momento, e sicuramente molti amici e conoscenti che rischiavano la stessa cosa.
Non proprio il momento ideale per avere in testa poesie erotiche direi...
Questa inoltre è un’altra delle poesie che Emily aveva copiato in bella nei suoi fascicoli. Era quindi importante per lei, e bella a sufficienza da essere vista anche da altri. E già questo la dice lunga…
Partiamo dal titolo ora.
WILD NIGHTS viene quasi sempre tradotta come “Notti selvagge”. Ma è la traduzione giusta?
In teoria sì. UNO dei significati di ‘wild’ ancora oggi infatti è ‘selvatico’, ‘non addomesticato’, e via dicendo.
Ma WILD ha anche un altro significato...
In una sua lettera al fratello, Emily usò la parola WILD nel raccontargli di come fosse “arrabbiata matta” per qualcosa.
Sinonimi di ‘wild’ infatti sono anche parole come ‘crazy’, ‘nuts’ etc. che significano ‘pazzo’, ‘matto’.
Ad esempio, non avete mai detto, guardando fuori dalla finestra: “che tempo matto oggi!”, o “che tempo pazzerello” ? Anche in inglese si usa ‘wild’ con questo significato.
WILD infatti viene applicato al tempo atmosferico con il significato di TEMPESTOSO, TURBOLENTO, un sinonimo di “stormy” in inglese.
Ed è questo il significato che secondo me Emily aveva in mente nello scrivere questa poesia…
Con questo significato, il primo verso ora diventa:
Notti tempestose, notti tempestose
Se io fossi con te
le notti di tempesta sarebbero
il nostro lusso!
Invece che:
Notti selvagge, notti selvagge
Se io fossi con te
le notti selvagge
sarebbero la nostra lussuria!
Tutta un’altra cosa insomma…
Ma ora servono alle prove. Non basta infatti dire: “io credo voglia dire questo”.
Perchè sono così sicura che sia questa l’interpretazione della poesia?
Rientra in scena il Metodista Wesley…
Vi ricordate il famosissimo predicatore inglese John Wesley, la cui enorme influenza su Emily Brontë ho discusso a gennaio, parlando di ‘Cime Tempestose’?
Quel che non vi avevo detto, credo, è che il signor Wesley aveva un fratello, Charles, che era diventato famoso per aver creato dei bellissimi inni religiosi da cantare durante le funzioni religiose dei Metodisti, o a casa propria, accompagnati dal piano.
Sappiamo ad esempio che Anne Brontë suonava e cantava alcuni di questi inni, inni molto popolari anche negli Stati Uniti.
Nel vedere la parola ‘WILD’ con il significato di ‘TEMPESTOSE’ avevo cominciato a fare ricerca su questo filone, anni fa, per vedere dove mi avrebbe portata (al tempo stavo scrivendo una sorta di autobiografia sui generis di Emily in prima persona).
Ed ecco che mi imbattei in questo famoso inno di Charles Wesley.
Vi metto le prime due strofe:
Jesus, lover of my soul,
let me to thy bosom fly,
while the nearer waters roll,
while the tempest still is high;
hide me, O my Savior, hide,
till the storm of life is past;
safe into the haven guide,
O receive my soul at last!
Other refuge have I none;
hangs my helpless soul on thee;
leave, ah! leave me not alone,
still support and comfort me.
All my trust on thee is stayed,
all my help from thee I bring;
cover my defenseless head
with the shadow of thy wing.
Ecco una mia traduzione della prima parte:
“Gesù, amante della mia anima,
lascia che voli verso il tuo petto,
mentre le acque vicine oscillano,
mentre la tempesta è ancora alta,
Nascondimi, mio salvatore, nascondimi;
finché la tempesta non è passata,
al sicuro nel tuo porto guidami,
o ricevi la mia anima finalmente”
Vedete anche voi la somiglianza con la poesia di Emily?
Dite la verità: ci vedete forse qualcosa di ‘erotico’ qui?
Ho scoperto che questo era un inno religioso molto famoso ai tempi della Dickinson, tanto che veniva cantato anche dai soldati durante la Guerra Civile americana. Emily quindi non poteva non conoscerlo. E nel fare ricerche ho anche scoperto che questo inno era nato… durante una tempesta!
O almeno così si narra.
Sembra infatti che il fratello John, che stava andando negli Stati Uniti via nave per convertire gli indiani, avesse incontrato una tremenda tempesta che gli fece temere per la sua vita (e questo è un dato di fatto). Ed ecco che si inchinò per pregare, dicendo le prime due fatidiche frasi di quello che suo fratello poi trasformò in un inno cantato:
“Gesù, amante della mia anima,
lascia che voli verso il tuo petto”
(Potete ascoltare la storia, e l’inno qui sotto, suonato in fondo al video):
Tra l’altro, una poesia molto simile a ‘Wild Nights’ era già stata scritta da Emily per sua cognata quando non aveva ancora vent’anni, in occasione di un lutto subito da Susan, che aveva perso la sorella. Emily le mandò queste parole per rasserenarla:
Su questo mare meraviglioso
navigo silenziosamente,
oh, pilota, oh!
Conosci tu la spiaggia
sulla quale nessun’ onda ruggisce –
dove la tempesta finisce?
Bisogna essere piuttosto depravati, direi, per pensare che a una tua carissima amica che ha appena perso la sorella giovanissima (di parto credo), tu voglia far arrivare una poesia erotica…
Il tema della vita come un mare in tempesta, e il nostro anelare un giorno ad arrivare in un porto sicuro, era molto caro ad Emily.
“Wild nights” quindi secondo me è una poesia fortemente religiosa/spirituale.
Un vero e proprio inno che si potrebbe benissimo cantare ancora oggi a Messa.
Comunque da una parte è comprensibile che in molti, già ai tempi della prima pubblicazione delle poesie (e a maggior ragione Hollywood oggi), volessero affibbiare ad Emily a tutti i costi un amante carnale, uomo o donna che fosse. Delle persone che diventano dei veri e propri miti il grande pubblico si chiede sempre, sospettoso: “Perché non si è sposato/a? Aveva perlomeno un amante segreto?” etc. etc.
In pratica, cercano ovunque prove che questi miti fossero ‘nella norma’, qualcuno al loro livello con cui si possano relazionare, ma la gente straordinaria tende a non essere normale. È proprio quello il punto: come si potrebbe diventare straordinari se si fosse come tutti gli altri?
Ed Emily era straordinaria.
I lettori moderni danno poi per scontato che ‘Wild Nights’ sia una poesia d’ amore per un uomo o per una donna mortale, perché c’è quel ‘con te’ dentro la poesia.
Ma con quel ‘YOU’ Emily poteva chiaramente intendere ‘con Dio’.
Quando un’anima è ormeggiata nella parola di Dio è al sicuro, e non teme le tempeste. La Bibbia è piena di metafore nautiche simili.
E ora, proviamo a rileggere la poesia un’ultima volta mettendo insieme tutto, ma immaginandoci la scena con gli occhi di Emily, e di Wesley, ricordandoci che stava vivendo in tempi di guerra civile e di grande pericolo che incombeva su tutti.
Se non è facile per voi pensare alla guerra, potete immaginarvi di rileggere la sua poesia durante il primo lockdown, o durante un qualsiasi periodo molto buio che avete passato voi o qualcuno che amate.
Proviamo a visualizzarla insieme…
C’è una notte di tempesta là fuori nel mare del mondo; è buio pesto e diluvia.
Cosa daremmo per sentirci al sicuro in un porto, dentro l’Eden, a remare serenamente in un mare calmo in compagnia di chi amiamo, protetti dal suo amore?
E allora ecco che ci mettiamo a fantasticare di essere in due a dondolarci nella nostra barchetta, al sicuro dentro il porto, tra le acque placide, mentre guardiamo la tempesta scoppiare a pochi chilometri da noi e il mare in burrasca, su cui come altalene vagano barche e navi con a bordo gente terrorizzata, che apre mappe e usa compassi tra le onde alte, per cercare la strada per il porto, nella notte oscura, porto che noi invece per fortuna invece abbiamo già trovato.
Non sarebbe un vero lusso?
‘Futile il vento per un cuore nel porto.
Addio ai compassi, addio alle mappe.’
Insieme, noi e chi più amiamo (o noi e il nostro Dio di riferimento) al riparo dal male, non avremmo più le mille paure che hanno coloro che invece si trovano ancora in mezzo al mare scossi dal vento e che han bisogno di mappe e compassi e tremano per la loro vita!
Ma è solo un sogno, purtroppo…
La famiglia Dickinson NON era al sicuro in quel periodo, chiaramente.
Anche Emily, come gli altri, era in mezzo al mare durante notti di tempesta, e chi le era più vicino poteva rischiare di essere chiamato a combattere in ogni momento, e sua cognata a restare vedova etc. etc.
Emily quindi sale in camera sua, accende il lume e comincia a pregare prima, e poi a scrivere, sognando che lusso sarebbe guardare la tempesta da un luogo sicuro, immaginandosi di avere quella pace che non ha, insieme a chi ama, e conclude:
Remare nell’Eden !
Ah! Il mare!
Potessi io stanotte
in te ormeggiare!
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FONTI:
Quadro: Ships on a stormy sea - di Raden Sarief Bustaman Saleh
Libro:
LETTERE DI EMILY DICKINSON A UNA LETTRICE (nuova edizione dic. 2023)
Edizione cartacea ed ebook - Amazon
(Per le recensioni al libro, vedasi la prima edizione)
CREDITI FOTOGRAFICI:
Manoscritto di Wild Nights: Emily Dickinson Archive
Houghton Library, Harvard University, Cambridge, MA Dickinson, Emily, 1830-1886.
Poems: Packet VIII, Fascicle 11.
Hai ragione, Aida,mi sembra una poesia dal profondo significato religioso.Il porto sicuro che tutti noi cerchiamo e al quale aspiriamo.