Da leggersi solo dopo la mia morte
Manydown Park
Cara signora,
mi chiamo Harris Bigg-Wither, l'uomo che ha chiesto formalmente a Jane Austen di diventare sua moglie, la sera del 2 dicembre 1802 e a cui Jane ha detto di sì. Il fatto che Jane abbia accettato la mia proposta non si discute, come avete potuto tutti dedurre dal libro tascabile appartenuto a Mary Lloyd, la seconda moglie del fratello di Jane. Ma questo è quasi tutto ciò che voi tutti sapete di me, oltre al fatto che il giorno seguente, nelle prime ore del mattino, Jane rifiutò la mia offerta, ruppe il fidanzamento e scappò via dalla mia tenuta di Manydown Park in carrozza, piangendo disperata, insieme ad alcune delle mie sorelle e alla sua, Cassandra. E nessuno di voi sembra sapere davvero perché cambiò idea, quella fatidica notte…
Da quello che lei ha avuto la gentilezza di raccontarmi, capisco che quasi tutti i lettori moderni di Jane Austen sembrano credere che Jane non mi abbia mai amato, che non potesse amare uno come me e che il suo "sì" fu solo un suo errore di valutazione, una scelta affrettata di cui ebbe poi tutto il tempo di pentirsi, nel corso delle sue riflessioni notturne mentre era ancora sotto il mio tetto. Lei ha anche aggiunto che la maggior parte dei discendenti di Jane lascia intendere che all'inizio accettò di sposarmi solo perché attratta dal mio denaro, dalla mia posizione o dalla mia tenuta, ma che poi in seguito, parlando con sua sorella Cassandra quella notte, si rese conto che non fosse giusto sposarsi senza amore…
I documenti dei discendenti di Jane che lei mi ha gentilmente inviato come prova che Jane non mi amasse cominciano tutti con frasi come: "Ipotizzo", "Deduco dalle lettere" e "Non lo sapremo mai con certezza", eppure voi sembrate tutti sicurissimi che non mi amasse. Vorrei farle notare, cara lettrice, che tutti quei discendenti non erano presenti quella sera, o non erano ancora nati o erano solo bambine all'epoca (come la nipote di Jane, Caroline) e certamente nessuna di loro al tempo riceveva le preziose confidenze di Jane, che riservava solo alla sorella.
Se non sono certi loro di come andarono le cose, mi chiedo perché duecento anni dopo siate ancora tutti così convinti di sapere tutto sui sentimenti di Jane per me. Ho sentito che alcuni parenti di Jane, dalla parte della famiglia Knight, vi hanno detto che solo Cassandra poteva sapere cosa pensasse Jane. Sono d'accordo. Infine, lei mi ha detto che dopo la morte di Jane, uno scrittore anonimo - che in seguito avete identificato come Fanny Lefroy - ha scritto che la conversazione di Anne con il capitano Harville alla fine del romanzo "Persuasione", sulla costanza delle donne in amore, è stata scritta avendo in mente “l'esperienza personale dell'autrice”. E di grazia: chi pensate che Jane abbia amato con costanza per tutta la vita? Tom Lefroy? Seriamente?
Come può, signora, proprio lei che si considera un "grande fan di Jane Austen", pensare a Jane come a un'arrampicatrice sociale pronta a sposarsi per un vile denaro, o così sciocca e superficiale da dire un "Sì" così importante senza sapere cosa stava dicendo, per poi tirarsi indietro poche ore dopo, spezzando così la vita e il cuore di un uomo che conosceva da anni? La considerate tutti "un genio" nella scrittura, ma poi "una sciocca" nel prendere quella che ai nostri tempi è la decisione più importante della vita di una donna. E quella sera Jane aveva già 27 anni, le ricordo.
Spero con questa mia lettera di convincervi che il suo "sì" quella notte era sincero, ma che poi fu convinta a dire "no"... da qualcuno. So che Jane vi ha già dato la sua versione della storia. Permettetemi qui di aggiungere qualche dettaglio, in modo da completare il quadro…
Harris Bigg-Wither: un ragazzo rozzo e impacciato?
Lei sembra credere che io non fossi bello, o non abbastanza da attrarre Jane almeno. Non posso negare quello che il mio discendente Reginald Fitz H. Bigg-Wither ha scritto di me, ovvero che "a causa della sua balbuzie (Harris) era un uomo di poche parole". In effetti balbetto. Ma non riesco a capire perché tutti voi diate per scontato che la balbuzie renda un uomo poco affascinante o brutto. Questo mi sembra un grave pregiudizio. Avete mai conosciuto un uomo che balbetta? Sono tutti scapoli e brutti? Ne dubito.
Avevo 21 anni quando chiesi a Jane di sposarmi, all’incirca l’età del ritratto che includerò in questa lettera. Non ho un aspetto così ripugnante, ammetterà. E aggiungo che l'espressione dei miei occhi potrebbe essere descritta come quella di Edward in "Ragione e Sentimento", occhi “di una bontà fuori dal comune”.
Lei dimentica anche che solo due anni dopo aver chiesto a Jane di sposarmi, mi sono comunque sposato con un’altra donna, e come le hanno già detto persone che ci conoscevano bene, mia moglie era felice e "molto affezionata a me" e insieme abbiamo avuto dieci figli. Poi così brutto e incapace di ispirare attrazione non dovevo essere…
Le descrizioni della mia persona variano, dice lei, ma aggiunge che i discendenti di Jane sono tutti d'accordo nel dire che ero molto alto. Ebbene, anche Jane era più alta della media, come sapete, e quindi non era facile per lei trovare uomini più alti di lei. Anche questo fatto sembra non essere mai stato preso in considerazione. Qualcuno le ha detto che non ero "niente di che", in breve, che ero semplice, “piatto”:
Anche questo non è un difetto di per sé, io credo.
Altri che mi hanno conosciuto mi hanno descritto come un po' "particolare", senza approfondire, ma tutti concordano sul fatto che sono sempre stato una persona molto rispettabile e seria. La signora Lefroy, che mi conosceva molto bene, mi ha descritto come "un uomo sensibile e piacevole". I miei figli e mia moglie intendono scrivere sulla mia lapide, dopo la mia morte, che ero "un marito e un padre affettuosamente indulgente", e un uomo "il cui cuore era pieno di sentimenti gentili e teneri, le cui parole erano poche e sincere e che, senza mettersi in mostra, si sforzava per grazia di Dio di dimostrare la sua fede in modo sincero e non ostentato con le sue opere". 1
Proprio come il signor Knightley, in "Emma", qui dove vivo sono noto per "far visita agli orfani e alle vedove nelle loro afflizioni" e per essermi mantenuto "senza macchia dal mondo". Se credete che tutte queste qualità non fossero sufficienti a tentare una persona profonda e spirituale come Jane, allora forse non la conoscete così bene come pensate...
Per quanto riguarda Caroline, la nipote di Jane, che mi ha descritto come "rozzo" e "un po' goffo", devo solo dire che lei era molto giovane all'epoca dei fatti, che non mi conosceva bene e che, in ogni caso, essere goffi non è un difetto vitale, se si pensa che Jane non ha mai potuto soffrire i damerini e i vanitosi come Willoughby. Per quanto riguarda la parola "goffo", anche il personaggio di Edward in "Ragione e sentimento" viene descritto da Jane con una "naturale goffaggine". Eppure questo non lo rende un personaggio negativo. Direi il contrario. La parola "goffo" da noi significa anche "impacciato", "imbarazzato" o "poco a suo agio", cosa che io sono molto spesso in compagnia di sconosciuti, a causa della mia balbuzie. Ma le qualità che Jane apprezza nei suoi eroi maschili sono la serietà, l'integrità e l'essere "seri su argomenti seri". E io ho tutte queste caratteristiche. Proprio come lei, anch'io sono stato molto spirituale per tutta la vita. Tutti i miei figli, tranne uno, sono diventati uomini di Chiesa e amano come me la poesia. Ma dei miei figli e del loro legame con Jane vi parlerò tra poco...
La mia proposta scritta a Jane
Torniamo ora a quella notte indimenticabile. Sembrate tutti convinti che io abbia sorpreso Jane con la mia proposta. Dite che "certamente" l'ho colta di sorpresa, arrivate persino a dire che l'ho “scioccata”, e quindi siete certi che il suo "sì" sia stato pronunciato d'impulso, senza avere il tempo di riflettere.
Avete prove concrete per dimostrarlo?
Prima di tutto, date tutti per scontato che io abbia chiesto a Jane di sposarla e che lei abbia subito detto sì, di persona, lì per lì. Proprio perché balbetto, non riuscite a immaginare che io abbia in realtà SCRITTO a Jane una lettera?
Il romanzo "Persuasione" dovrebbe avervi suggerito l'idea...
Avendo ricevuto una lettera, Jane ebbe tutto il tempo di riflettere prima di accettare. Il suo SÌ fu quindi ben ponderato, in linea con la sua natura seria, riflessiva, sensibile e religiosa. Ora vi chiederete se sono io l'uomo che ha usato come ispirazione per il capitano Wentworth, nel romanzo ‘Persuasione’.
Le darò qualche spunto di riflessione e poi lascerò che giudichi lei da sola...
La nave del capitano Wentworth si chiama ‘Laconia’, una regione della Grecia nell'antica Sparta. Da qui deriva il termine "laconico", una persona che usa poche parole quando parla o scrive. Proprio come me. Per quanto riguarda le sue iniziali (C.W.), quando mi sono arruolato nella Milizia, io sono diventato il Capitano Wither.
Sì: eravamo entrambi C.W.
Proprio come il capitano Wentworth, dovevo allontanarmi da Manydown e cercare una vita attiva nella Milizia. Stavo impazzendo. Volevo disperatamente essere reclutato il prima possibile. Il dolore che provavo era indescrivibile e insopportabile. Come dice il capitano Wentworth: "Non c'è niente di meglio di un lavoro attivo per alleviare il dolore. L'occupazione, anche se malinconica, può dissipare la malinconia".
Infine, "Persuasione" parla della costanza degli uomini e delle donne innamorati. Forse non è una coincidenza che Jane non abbia voluto pubblicarlo quando era ancora in vita. Credo che sia stato il suo ultimo gesto d'amore nei miei confronti, la sua lettera d'amore, il suo addio, l'unico modo in cui poteva dirmi tra le righe che mi aveva sempre amato, e che aveva sempre sperato che le chiedessi di sposarmi una seconda volta, cosa che purtroppo non feci mai, per orgoglio, e che non ero più in grado di fare quando più lo desideravo...
Woodston come Wootton: nomi e luoghi legati a Harris nei romanzi di Jane
Se non conoscete la mia storia e quella della mia famiglia, forse non avrete mai notato quante somiglianze ci sono, nei libri di Jane, tra i nomi di alcune proprietà e quelli delle mie tenute… Eccovi solo qualche esempio.
L'Abbazia di Northanger, nel romanzo ‘Northanger Abbey’ è ambientata in un villaggio immaginario chiamato Woodston. Beh, la proprietà della mia famiglia, Manydown Park, apparteneva in epoca medievale al convento di St Swithun, che si trova nel villaggio di... Wootton.
In origine quel romanzo avrebbe dovuto intitolarsi "Miss Catherine", dal nome di mia sorella maggiore, Catherine, che fu la migliore amica di Jane per tutta la vita. Le somiglianze tra mia sorella e Miss Tilney non sono poche: entrambe persero la madre in giovane età e il loro padre era vedovo, come il nostro. Quanto al protagonista di quel romanzo, Henry Tilney, saprete che il mio nome, Harris, deriva da Henry. E a proposito di Tilney, poco prima che il mio antenato William Wither morisse nel 1653, la sua proprietà di Chuteley e Holshott era stata acquistata dalla famiglia di un certo Tilney, di Tilney Hall.
Mio padre possedeva anche Andwell Priory, vicino alla città di Basingstoke, che vendette nel 1808. Con un piccolo gioco di parole si ottiene "Donwell Abbey" del romanzo "Emma", la tenuta del signor Knightley, che proprio come me non ha titoli nobiliari, ma è un gentile e ricco gentiluomo di campagna. Quando io mi sono ritirato dalla Milizia, sono diventato molto attivo nel mio quartiere, come signorotto di campagna, proprio come il signor Knightley. Per inciso, vicino a Manydown possedevamo anche una tenuta chiamata "Apletreefarm" (con una P). Mio figlio l'ha ricomprata per sentirsi ancora proprietario della terra "del vecchio posto". E Mr Knightley è spesso associato alla parola "mele", di cui evidentemente possiede molti alberi.
E un'altra cosa... il mio cognome - Wither - deriva dalla parola islandese "viðr", che alcuni esperti associano alla parola inglese "wood", dato che la pronuncia delle due è simile. Manydown Park è sempre stato associato a un grande bosco, fin dal Medioevo. Anche la grande Cattedrale di Winchester, dove ora riposa Jane, è stata costruita in parte con la legna della nostra tenuta, e Jane lo sapeva e amava molto quella cattedrale, dove oggi riposa.
Ci pensi... Considerando che il trattino nel mio nome (Bigg-Wither) si dice ‘dash’ in inglese, se Jane mi avesse sposato, sarebbe diventata, letteralmente, la signora Bigg Dash Wood.
Altri cognomi e nomi di proprietà legati alla mia famiglia si trovano ovunque nei romanzi di Jane. Eccone solo alcuni...
Mio padre dovette pagare gli interessi a vita a una certa signora Barton, vedova di un suo parente. Sì, come il cottage dei Barton in "Ragione e sentimento". E uno dei miei cugini era il reverendo John Mansfield, sì, come Mansfield in "Mansfield Park".
Ma c'è di più... Nel suo romanzo "Emma", l'inquilino del signor Knightley è un certo signor Martin e in effetti un certo signor Martin è stato per molti anni l'inquilino di Wymering Manor, la proprietà dove ho vissuto appena mi sono sposato.
C'è anche un personaggio secondario che Jane ha chiamato proprio Harris, come me, in "Ragione e sentimento" - e anche se sembrate tutti ignorarlo, è il personaggio che salva la vita di Marianne, a pensarci bene: il "sensibile, affidabile e gentile" apotecario, il signor Harris.
Certamente queste coincidenze non potranno non colpirvi.
Il mito dell'invalido e aggressivo Harris
Mi hai detto che è rimasta solo una lettera in cui Jane ha fatto il mio nome in modo specifico. Tutte le altre lettere in cui sono menzionato sono state distrutte, a quanto pare, a parte alcune. E quando mi nomina, lo fa con la solita premura e gentilezza che mostrava a chi amava, dicendo che era preoccupata per la mia mano, che all'epoca tendeva a sanguinare a causa di un piccolo problema di salute. La signora Lefroy, in un'altra lettera, si preoccupava della stessa mano.
Ebbene, da questa semplice citazione vi siete tutti fatti un'immagine di me di un"invalido"!
Che provocazione.
Eppur credo che nessuno dei miei parenti, o dei parenti di Jane, mi abbia mai descritto con questo termine, vero? Sapete molto bene che sono entrato nel corpo dei volontari della Milizia, dove ho prestato servizio per due anni con il grado di Capitano. Non potevo certo essere un invalido! E poi ho sposato la figlia di uno dei miei Colonnelli, con la quale ho avuto dieci figli sani che hanno tutti raggiunto l'età adulta (un evento raro ai miei tempi).
Dalle lettere della signora Lefroy e dal libro di James-Edward Leigh-Perrot, "Recollections of the early days of the Vine Hunt", lei dovrebbe anche aver appreso che "il signor (Harris) Wither di Manydown, padre dell'attuale signor Lovelace Wither, di Tangeri, cacciava spesso". E direi che un uomo deve essere un buon cavaliere e non di certo un invalido se riesce a padroneggiare un cavallo a sufficienza per andare a caccia, lei non crede? Inoltre, quando mi sono arruolato nella Milizia, marciavamo o andavamo a cavallo per molte miglia, ogni singolo giorno. Come potrebbe un invalido farlo per due anni di fila? Non capisco, quindi, perché voi vogliate ricordarmi come una persona non degna né dell'affetto, né dell'attrazione fisica di Jane. Spero di aver dimostrato almeno a lei, cara lettrice, che questo non ha alcun fondamento nella realtà…
Lei mi ha anche detto che alcuni biografi, che non mi hanno mai incontrato, mi hanno addirittura descritto come "aggressivo", e che la loro prova per affermarlo è solo una battuta da quattro soldi che ho fatto una sera ad alcuni miei amici, che avevo invitato a cena, e che erano tutti uomini di chiesa. Posso confermare che gli dissi che “presi singolarmente, erano eccellenti come il vino che stavo servendo loro, ma che presi nel loro insieme diventavano pessimi come la mescolanza di più vini” che gli stavo facendo servire a tavola. Se questo può essere interpretato come "aggressività" o "cattiveria" da parte mia, invece che come un innocente gioco di parole e una battuta tra amici, allora temo che non riusciate più a distinguere la verità. A questo proposito, credo proprio che la mia Jane, che era una ragazza molto divertente e che non amava nulla di meglio di un buon gioco di parole, avrebbe apprezzato molto il mio umorismo.
I miei anni nella Milizia e il registro delle scommesse
Come lei ha scoperto nel libro polveroso "Records of the Infantry Militia Battalions of the County of Southampton", posso confermarle che mi sono arruolato nella Milizia il 30 giugno 1803, circa sei mesi dopo lo straziante rifiuto di Jane alla mia proposta, e che ho lasciato il servizio il 24 luglio 1805.
Lei mi ha fatto notare che però in quel libro il mio cognome viene a volte scritto con una sola G, ma come anche lei ha notato, in altre pagine è scritto correttamente nello stesso testo, ed è associato al mio nome o alla mia residenza:
“Harris Bigg-Wither si è congedato (25 luglio 1805)"
"Harris Bigg-Wither di Manydown, Basingstoke"
quindi sono sicuramente io. In quel libro vengono riportati i luoghi in cui ci siamo spostati con la Milizia in quegli anni. Come potete vedere, una volta siamo andati anche a Brighton (la città dove Lydia va a cercare gli ufficiali, in "Orgoglio e pregiudizio"), così come a Lewis. Credo che Jane abbia seguito tutti i miei spostamenti in quegli anni, attraverso i quotidiani, per assicurarsi che stessi bene e per ricevere senza dare nell’occhio alcune preziose e scarse notizie su di me.
Lei avrà anche notato che in quel libro si parla dei nostri famigerati "registri delle scommesse", dei libretti dove i nostri ufficiali registravano tutte le scommesse tra i soldati (si scommettevano bottiglie di vino, al tempo, non soldi), per sapere chi doveva quante bottiglie di vino a chi, ma anche per segnare chi aveva ricevuto punizioni. Potete vedere da sola che il 1° giugno 1804 il colonnello Jervoise scommise contro il colonnello Frith (padre di mia moglie) una bottiglia di vino che l’avrebbe battuto "a una partita di cricket". E come potete vedere dall'elenco dei partecipanti, io facevo parte della squadra rivale. Tra i miei compagni in quella partita, come potete leggere lì, avevo anche un signor Bennett e un capitano Barton, nomi che si ritrovano nei libri di Jane. Perdemmo quella partita, ma dato che vi partecipai a cavallo, eccovi un'altra conferma che non ero affatto un "invalido". Inoltre, se devo lodarmi da solo (visto che nessuno di voi sembra disposto a farlo per me), vorrei farle anche notare che in quei libri di scommesse il mio nome non si trova mai negli elenchi degli ufficiali e dei colonnelli che hanno scommesso su ogni tipo di sfida o sono stati multati anche per la più lieve cattiva condotta. Questo dovrebbe suggerirvi che sono sempre stato un tipo di gentiluomo molto serio, spirituale e corretto, cosa che Jane apparentemente apprezzava molto più di quanto sembriate fare voi.
Perché allora avrebbe rifiutato la mia proposta, dopo averla accettata con grande gioia la sera prima? E perché piangeva disperata, invece di sentirsi sollevata o semplicemente imbarazzata per quel cosiddetto errore?
So che Jane, nelle sue lettere e nei suoi romanzi, è già riuscita a darvi la sua visione di ciò che accadde quella sera. Ora che anch'io vi ho fornito altri indizi, non sarete più così propensa a credere chi vi dice che Jane disse il suo sì senza pensare.
Facemmo entrambi un grosso errore: lei nel lasciarsi convincere che il mio non fosse vero amore ma solo pietà per la sua sfortunata situazione, e io nell'avere troppo orgoglio e nel non chiederle una seconda volta di sposarla, come lei fece invece fare, non a caso, a diversi eroi nei suoi romanzi.
E fu anche l'errore delle persone che la convinsero che era sbagliato sposarmi.
Un’ Anne ‘avvizzita’, in un romanzo autunnale, innamorata di un C.W.
Tornando al romanzo "Persuasione", un romanzo sulla costanza degli uomini e delle donne in amore, con protagonista un capitano C.W. Voi tutti dite che "Persuasione" è un romanzo molto "autunnale", che parla di qualcosa che "appassisce", “avvizzisce”, che muore, che appassisce. Beh, il mio cognome, WITHER, come sapete, significa "appassire" in inglese, “avvizzire”, ed è un sinonimo di "svanire". E la stessa Anne del romanzo che viene vista come ‘withered’, "appassita/raggrinzita/indebolita".
Tra l'altro, il mese di novembre è quello che Jane cita di più nelle sue opere, soprattutto in questa. Avete notato come lo citi sempre associato allo sconforto dello spirito? Che cosa le era successo a novembre…? Nessuno se le è mai chiesto?
Beh, sì, fu proprio a Novembre che io sposai mia moglie Anne Frith - mettendo per sempre fine alle speranze di Jane di una mia seconda proposta. Ai nostri tempi, a differenza dei suoi, cara signora, il matrimonio è per sempre.
Ecco altri esempi di come Jane citi ‘NOVEMBRE’ nei suoi romanzi.
Leggeteli con i suoi occhi:
Per essere felice nel novembre della mia vita, dovevo essere forte.
Novembre è un mese ancora più triste
La cupezza di un giorno di novembre…
... e molte lunghe serate di ottobre e novembre dovevamo faticosamente far passare a Hartfield.
Novembre era il mese nero fissato per il ritorno di Sir Thomas.
Ci crederesti, Lizzy, che quando lui è andato in città lo scorso novembre, mi amava davvero, e nient'altro che la persuasione che io fossi indifferente avrebbe impedito che tornasse di nuovo qui....?
Ecco, ora lei non crede che siano stati suggerimenti che ha lasciato per me nei suoi libri, per farmi capire quanto avesse sofferto? Chi altri avrebbe potuto capirli tranne me? L'ultima frase, in particolare, è molto toccante... La prego di leggerla con i miei occhi, se può:
* Ci crederesti, Lizzy, che quando lui è andato in città lo scorso novembre, mi amava davvero, e niente se non la persuasione della mia indifferenza avrebbe impedito che tornasse di nuovo qui....?
Sì, molto vero. Dopo qualche mese dalla mia proposta, mi ero ormai convinto che Jane mi avesse dimenticato, che fosse serena e indifferente nei miei confronti e che fosse andata avanti con la sua vita. Per questo non ho rischiato di farmi spezzare il cuore una seconda volta chiedendole di nuovo di sposarmi.
Ahimè, se solo avessi saputo che invece mi amava ancora e che si era sacrificata per il mio bene…!
Ma la cosa che mi ha fatto più male nella sua lettera, signora, è stato leggere che quasi tutti i biografi di Jane pensano che io le abbia chiesto di sposarmi con leggerezza. Sentire che ero solo "un moccioso viziato" o "un giovane annoiato di 21 anni", un ragazzo semplicemente "convinto dalle sorelle maggiori a sposare la loro migliore amica" e troppo giovane per sapere cosa stavo facendo, mi addolora molto. Eppure lei ha ancora molte lettere della signora Lefroy e dovrebbe sapere che avevo già perso mia madre da bambino, oltre a un caro fratello maggiore e a una sorella. Certi lutti precoci ci rendono più sensibili, non meno. Sapete che conoscevo Jane da quando avevo solo otto anni e lei circa tredici o quattordici. La mia non era una cotta passeggera: ero stato innamorato di lei per quasi metà della mia vita...
Alcuni parenti di Jane vi hanno detto che non accettai il rifiuto di Jane per molto tempo, dopo quella notte di dicembre. Sì, cercai a lungo di convincerla, non mi arresi facilmente, ma eravamo entrambi così testardi, e alla fine lei ebbe il sopravvento, era convinta - anzi, era stata convinta da qualcuno a lei vicino - che mi sarei pentito del mio gesto in futuro e che il mio non fosse vero amore.
Si sbagliava...
E per chi di voi invece crede che sia stata lei a dirmi il suo “sì” senza riflettere un attimo, che abbia giocato con il mio cuore, che abbia solo seguito un "capriccio" improvviso nell'accettare la mia proposta, vi chiedo: pensate davvero che le mie amate sorelle avrebbero potuto rimanere amiche per tutta la vita con una donna che aveva spezzato il cuore del loro fratellino per gioco o per mancanza di considerazioni serie? E se Jane non aveva provato nulla per me, perché quella mattina ha pianto così disperatamente dopo avermi detto di aver cambiato idea?
La vera signora Russell…
Lei ha già scoperto che quella terribile mattina Jane insistette perché suo fratello James la riportasse subito a Bath, senza se e senza ma. Dato il lungo viaggio, questo significava che il fratello avrebbe perso il suo sermone domenicale. Conoscendo Jane e la sua religiosità, nonché la sua mitezza e il suo rispetto nei confronti dei fratelli maggiori, l'unica spiegazione per un comando così perentorio poteva essere solo il suo desiderio di allontanarsi il più rapidamente possibile da me, nel caso in cui l'avessi seguita, ma forse anche dal fratello stesso.
Non credete?
Se avete letto la sua versione dei fatti potete già intuire il perché.
Forse non è una coincidenza che James sia stato l'unico fratello a non partecipare al suo funerale, dicendo che non si sentiva molto bene, e sia quello da Jane meno citato nelle sue lettere, o con meno affetto. Ma credo che ancora una volta Jane vi abbia dato qualche indizio nei suoi romanzi. Non scriveva per lettori stupidi, come diceva sempre lei stessa.
Per favore, si rilegga "Persuasione"... Faccia attenzione alla donna che convince Anne a rompere il suo fidanzamento. Chi pensate si nasconda dietro il personaggio della signora Russell? Chi è stata la vera ispirazione di Jane per una donna del genere? Lei e altri avete ipotizzato che si tratti di Madame Lefroy, e non potrei essere più d'accordo con lei, ma temo che lo pensiate per le ragioni sbagliate!
Voi sembrate pensare che Madame Lefroy, proprio come la signora Russell, sia intervenuta nella vita sentimentale di Jane allontanando il nipote Tom Lefroy da lei, a Londra, perché non causasse "guai".
Stranamente, non associate mai Mrs. Russell / Madame Lefroy a me... Che strano...
Eppure Madame Lefroy mi vedeva molto più spesso di quanto non vedesse suo nipote. Avete ancora le sue lettere e potete vedere quanto spesso mi citava, in toni del tutto amichevoli, e quanto spesso fosse ospite a Manydown! Anche mia moglie le piaceva molto. Quindi, per una volta, non riuscite a immaginare che potrebbe essere stata lei l'infame ospite presente quella sera a Manydown, insieme al suo buon amico James Austen? Lei mi diceva che non ci sono più lettere di Mrs Lefroy relative alle settimane in cui chiesi a Jane di sposarmi. Non le sembra strano, vista la frequenza delle sue lettere al figlio in quel periodo...?
Le lettere mancanti di Jane
Per quanto riguarda le lettere di Jane di quel periodo, non mi sorprende sapere che sono scomparse, che vi è rimasta una sola lettera per l'anno 1804 e nessuna dal giugno 1801 al gennaio 1805. Questo fatto da solo dovrebbe dirvi tutto…
Io mi sono arruolato nella Milizia nel 1803 e mi sono sposato nel novembre 1804. Inoltre, non ci sono lettere di Jane dal mese in cui nacque il mio primo figlio (settembre 1805) fino a due anni dopo. Credo che Cassandra, che ci conosceva molto bene, abbia cercato di tenere segreto l'amore di Jane per me bruciando tutte le lettere in cui Jane mi nominava dopo il 1802. Prima di allora, come potete vedere, mi citava per nome qua e là, in linea con la familiarità che avevamo sempre avuto.
Sua sorella Cassandra vi ha detto di aver salvato - ad uso privato di amici e parenti - solo le lettere di Jane che giudicava che "non valesse la pena fossero pubblicate", quindi ha salvato solo quelle lettere innocenti che credeva nessuno avrebbe avuto un interesse a mettere un giorno in un libro sulla sorella, eppure mi dici che tra queste, ha salvato tutte le lettere in cui Jane menziona "Tom Lefroy"! E questo cosa vi dice, se non che Cassandra sapeva benissimo che Tom non aveva significato assolutamente nulla per Jane? Jane stessa scrisse che "non le importava un fico secco" di Tom! Eppure è bastato un film di Hollywood e siete tutti convinti che Jane non abbia amato che lui, quando è ME che ha accettato di sposare!
E se io non significavo nulla per Jane, perché Cassandra ha bruciato tutti i riferimenti a me...?
Lei mi scrive che il signor Chapman ha rivelato che i miei discendenti hanno scelto di mantenere anonima la mia proposta di matrimonio nel primo libro di memorie su Jane, per proteggere la mia reputazione e quella dei miei figli, per evitare di diffondere la vergogna di essere stato rifiutato da una donna del genere e per delicatezza nei confronti di mia moglie, suppongo. Per quanto riguarda la vostra difficoltà nel trovare la verità su ciò che accadde quella notte, è perché poche delle persone presenti conoscevano la verità. Jane si rifiutò persino di raccontare alla cognata i dettagli di quanto era accaduto, la mattina dopo. È chiaro che non si fidava di lei. In questo modo ha protetto me e la mia reputazione, ha tenuto per sé il suo segreto per tutta la vita, tranne quando ha inserito in tutti i suoi romanzi alcuni indizi che solo io e Cassandra (e le mie due sorelle) potevamo capire e custodire.
La mia Marianne…
"Ho dimenticato Jane?", lei mi ha chiesto.
Come si può dimenticare il primo amore, quando quel primo amore è Jane Austen? Come si può dimenticare che una volta quella donna disse di "sì" a una tua proposta di matrimonio?
Lei dice che la gente pensa che Tom Lefroy non abbia mai dimenticato Jane, solo perché ha chiamato la sua prima figlia Jane, ma spero che ormai le abbiano detto che Jane era il nome della madre della moglie di Tom.
Avete mai guardato invece che nomi ho dato io alle mie figlie?
Anche la mia prima bimba si chiama Jane, eppure voi non sembrate fare alcun collegamento. Ammetto che anche nel mio caso Jane era il nome di mia suocera e della mia nonna materna, oltre che di una delle mie care sorelle. Tuttavia, ho avuto un'altra figlia, nel 1819, la mia ultima figlia, l'anno successivo alla morte di Jane, anno che mi ha spezzato il cuore per sempre.
Avete mai controllato che nome le ho dato?
...
Sì.
Marianne.
...
Non ho altro da dire, cara lettrice.
Non vedo come potrete mai accertare la verità.
Il mondo - e lei stessa - dovrà giudicare in base alle probabilità.
Ma permettetemi di chiedervi, come scrisse Jane: "E le probabilità non vanno accettate, solo perché non sono certezze?"
Harris C.W.
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Questo è un estratto del libro "Lettere di Jane Austen a una lettrice", un'opera di fantasia. Sebbene alcuni dei fatti principali della vita di Jane e di Harris siano stati raccolti da diverse fonti originali, gli episodi, i luoghi, le date e i nomi qui citati sono utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza con persone vive o morte è del tutto casuale.
Nel libro trovate tutte le fonti che ho utilizzato per ricreare la mia personale interpretazione di ciò che accadde la notte della proposta di matrimonio di Harris. Che mi risulti, sono stata la prima, nel 2022, a scoprire il nome Harris Bigg-Wither nel volume: "Records of the Infantry Militia Battalions of the County of Southampton From A.d. 1757 To 1894" - di George Hope Lloyd-Verney, J Mouat F Hunt e tutti i riferimenti a lui nei ‘betting-books’.
Materials for a History of the Wither Family by Reginald Fitz H. Bigg-Wither – Warren & Son (1907)