La vera Nelly Dean: quando le buone intenzioni lastricano la strada verso l'inferno
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"La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni", recita un antico proverbio.
A prescindere dal fatto che voi crediate o meno nell'inferno, l’avrete sentito usare o l’avrete usato anche voi quando si vuol dire che, nonostante le migliori intenzioni, le nostre azioni a volte possono portare a esiti negativi imprevisti.
Ecco perché spesso diciamo:
"Mi dispiace davvero, non avevo intenzione di...".
Ma non era questo il significato del proverbio all'epoca delle sorelle Brontë.
E perché è importante scoprire il significato originale?
Perché io sono convinta che Emily Brontë abbia creato il romanzo di ‘Cime Tempestose’, e in particolare il personaggio di Nelly Dean, proprio come la perfetta esemplificazione del significato originale di questo proverbio (e per dare a tutti noi un potente avvertimento).
Per farvi capire il significato originale del detto "La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni", lo potrei riscrivere così: "L’inferno è pieno di gente che parla bene ma razzola male, di gente che ha tante belle intenzioni a parole, ma che poi non le mette in pratica", proprio come la nostra Nelly Dean.
Nelly Dean: un personaggio buono o malvagio?
Prima di tutto: chi è Nelly Dean? Ed è un personaggio buono o cattivo? Cosa ne pensate voi se avete letto il libro? Nelly Dean (o Ellen Dean o Mrs. Dean) è la narratrice principale di ‘Cime Tempestose’, quindi vediamo tutti i personaggi attraverso i suoi occhi, tranne il signor Lockwood, che è il secondo narratore. E Nelly è talmente brava a raccontare la storia di Cathy e Heathcliff (perché diciamocelo, è fantastica a raccontar storie) che quando leggiamo il romanzo per la prima volta (e di solito la gente lo legge solo una o due volte, a differenza delle patite delle Bronte come me!), siamo talmente presi dalla sua narrazione piena di gossip che non prestiamo molta attenzione a Nelly, e a quello che dice su se stessa, e soprattutto non stiamo lì a controllare se fa davvero quello che dice di avere intenzione di fare.
Nelly per noi lettori tende a restare lì, sullo sfondo, seduta sulla sua sedia con il suo cestino da cucito, mentre chiacchiera per tenere compagnia al signor Lockwood o in cucina a sfornare le sue torte o a lavare il pavimento, quindi non ci chiediamo se rappresenti o meno qualcosa, simbolicamente. Eppure è presente in quasi tutte le scene, sempre, fin dall'inizio, quindi è chiaro che Emily Brontë deve aver prestato moooolta attenzione alla scrittura di questo personaggio, e quindi si merita che anche noi diamo un po’ più attenzione a Nelly.
La maggior parte dei lettori tende a pensare a Nelly come a una "degna donna", perché è proprio così che la descrivono sia il signor Lockwood che Heathcliff. Tendiamo un po’ tutti a vederla come una brava serva, assennata, piuttosto gentile, compassionevole, fedele ai suoi padroni e anche materna (dopo tutto ha allevato lei la piccola Cathy e il piccolo Hareton dopo la morte delle loro relative mamme). Certo, è anche molto curiosa e un po' pettegola e spiona, ma questo un po’ ci piace, ammettiamolo, perché in questo modo veniamo a conoscenza di tutti i dettagli di tutti i personaggi e quindi la scusiamo volentieri per tutte le volte che origlia alle porte o che spia dalle finestre. Solo una minoranza di lettori trova Nelly antipatica, e in meno ancora pensano che sia un vero e proprio personaggio malvagio.
In effetti va detto che Nelly fa sicuramente delle cose meschine nel libro, e dice delle parole piuttosto crudeli qua e là, quindi, come minimo è un po’ meschina, ma è davvero malvagia?
Io credo che trovarla malvagia sia un’esagerazione. Inoltre, non ha alcuna ragione per essere malvagia, nessun movente e non pianifica nulla intenzionalmente per fare del male. Emily Brontë poi ci fa capire senza ombra di dubbio che è Heathcliff la massima espressione del male, nella trama.
(Spoiler alert) Cosa c’è di più malvagio che lasciar morire il proprio figlio, sposare una donna che odi solo per farla soffrire e rinchiudere la propria nipote in casa in modo che non possa stare con suo padre che è sul letto di morte? Se questo non è Satana incarnato, non so chi lo sia.
Ma, ma, ma…
Le persone malvage non sono le uniche sulla strada verso l’inferno, come recita il proverbio. Anche le persone piene di buone intenzioni sono lì a far loro compagnia.
Torniamo quindi a questo proverbio e al suo nesso con Emily Brontë e con noi lettori moderni.
Essere una brava persona non è abbastanza
Prima di tutto, chi ha reso famoso questo proverbio in Inghilterra? E quando?
Perché se il detto che riassume così perfettamente il personaggio di Nelly non ha nulla a che vedere con il periodo storico delle Brontë o con l’Inghilterra, allora tutta la mia teoria non avrebbe senso.
Emily doveva conoscere bene questo proverbio e il suo autore.
E così mi sono messa a cercare.
E ho scoperto che a rendere famoso in Inghilterra il proverbio ‘The road to Hell is paved with good intentions” è stato un predicatore metodista inglese del XVIII secolo chiamato John Wesley. Il detto compare in uno dei suoi sermoni più famosi, intitolato "The almost Christian" (Il quasi cristiano).1 È un sermone piuttosto lungo e barboso, ma non preoccupatevi: l'ho letto tutto io per voi ma, soprattutto, ho cercato di leggerlo con gli occhi di Emily. Ed è qui che le cose si fanno molto interessanti.
Ma forse vi starete chiedendo: come fai a sapere che Emily conoscesse Wesley e quel proverbio? Non lo sapevo. All'inizio non ne avevo la più pallida idea. Lo speravo e basta. Così, quando un giorno mi sono resa conto che questo detto descriveva perfettamente Nelly, e ho cominciato a cercare qualche collegamento con lei, immaginatevi la mia sorpresa quando ho scoperto che il padre di Emily era un seguace di questo predicatore e conosceva addirittura la moglie del migliore amico di Wesley. E dalla parte della madre, in Cornovaglia, Wesley era stato addirittura ospitato da alcuni parenti della mamma di Emily, quando era in Cornovaglia per il suo tour di prediche2. Come se non bastasse, ho scoperto che i genitori di Emily si erano conosciuti in una scuola chiamata Woodhouse Grove, il cui nome originale però era ‘The Wesleyan Academy’, l’accademia di Wesley. Infine, è molto probabile che la famiglia possedesse una biografia del degno reverendo.
Per quanto riguarda il proverbio stesso (‘La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni!’) non potevo essere certa che Emily lo conoscesse, finché non ho scoperto che sua sorella Charlotte lo conosceva benissimo. In 'Jane Eyre', capitolo XIV, il signor Rochester infatti dice: "Sto lastricando l'inferno con l'energia […] Sto mettendo a punto buone intenzioni che credo dureranno come la pietra focaia".
Allora, di cosa parla quel famoso sermone? E cosa ha a che fare con Nelly Dean? E perché è importante per noi lettori moderni? Il titolo dice già tutto: "Il quasi cristiano". In sostanza, il reverendo Wesley riteneva che troppe persone all'epoca si considerassero buoni cristiani - o buoni cittadini, come diremmo oggi - solo perché vivevano la loro vita quotidiana cercando di vivere in pace con tutti, svolgendo "piccoli uffici di umanità [...] senza alcuna spesa o fatica" per loro, e dando assistenza agli altri, se questo non arrecava "pregiudizio per se stessi", ecc. Nelly Dean esemplifica tutte queste qualità. Non è malvagia, ma non si dà mai da fare per fare del bene. E Wesley dice chiaramente che questo non è sufficiente per essere un vero cristiano. Non basta avere buone intenzioni, bisogna agire di conseguenza. E credo che anche Emily ci credesse e abbia cercato di avvertirci. In realtà, è la stessa Nelly a dichiarare ironicamente questo concetto . Nel capitolo VIII del secondo volume, la piccola Cathy dice: "Amo (mio padre) più di me stessa", e Nelly risponde: "Belle parole, ma anche i fatti devono dimostrarlo".
Ma in realtà non ci sarebbe nemmeno bisogno di citare Wesley per dimostrare l'influenza di questo concetto. Tutti i Brontë conoscevano molto bene la Bibbia e in Giacomo 2, versetti 14-17 ci viene detto: "Che giova, fratelli e sorelle, se qualcuno afferma di avere fede ma non ha le opere? Può forse tale fede salvarlo? ... La fede da sola, se non è accompagnata dalle azioni, è morta". Ma prima di passare a mostrarvi esempi tratti da "Cime tempestose", c'è un secondo proverbio che io credo Emily abbia usato come una sorta di road-map per creare Nelly, un proverbio che è ancora più potente e più rilevante, per i lettori moderni che non hanno paura di andare all'inferno.
L’unica cosa necessaria perché il male trionfi è… una Nelly Dean
Una sera, mentre ascoltavo per l'ennesima volta 'Cime tempestose' come audiolibro, verso la fine del romanzo ho sentito dire a Nelly questa frase:
“Mi sedetti su una sedia e mi dondolai, giudicando severamente le mie numerose mancanze, da cui, mi resi conto, derivavano tutte le disgrazie dei miei padroni. Non era così, in realtà, ne sono consapevole; ma lo era, nella mia immaginazione, quella triste notte".
Fino a quella sera, Nelly mi aveva sempre ingannato (come fa con molti dei suoi ascoltatori) facendomi credere che in effetti non fosse così, che non fosse colpa sua per tutte le disgrazie dei suoi padroni. Ma quella sera ho finalmente capito che ci stava dicendo la verità. Ed è allora che questo secondo famoso proverbio mi è venuto in mente all'improvviso:
'L'unica cosa necessaria per il trionfo del male è che gli uomini buoni non facciano nulla'.
E ancora una volta ho dovuto subito controllare per assicurarmi che Emily Brontë lo conoscesse. Chi ha reso famoso questo proverbio? A quanto pare un certo Edmund Burke, un filosofo irlandese del XVIII secolo. In realtà non ha detto quelle esatte parole, ma qualcosa di molto più articolato. Il concetto alla base del proverbio si trova in un suo breve articolo del 1770 intitolato: ‘Thoughts on the cause of the present discontent’, ‘Pensieri sulla causa dell'attuale malcontento". 3
Ancora una volta, l’ho letto tutto io perché voi non dobbiate farlo, e ancora una volta ho cercato di leggerlo con gli occhi di Emily e ditemi un po’ voi se questa non è una descrizione di Nelly Dean, quasi parola per parola!
"Non è sufficiente che un uomo abbia buone intenzioni [...] Non è sufficiente che nella sua persona non abbia mai commesso un'azione malvagia [...] e nemmeno che abbia pronunciato un’arringa contro un qualsiasi disegno che riteneva pregiudizievole per gli interessi del suo paese [...] Questo personaggio odioso e inefficace, che sembra essersi formato su un piano di scuse e scusanti, è miseramente al di sotto del livello del dovere pubblico. Tale dovere esige e richiede che ciò che è giusto non solo sia reso noto, ma anche diffuso, e che ciò che è malvagio non solo sia individuato, ma sconfitto".
Quindi, ciò che conta ora è sapere se Emily conosceva o meno Edmund Burke. Altrimenti si tratta solo di interessanti speculazioni. Ma il legame tra questo filosofo e la famiglia Brontë non è affatto una speculazione. Salta fuori infatti che i Brontë possedevano un libro dello stesso Edmund Burke: "A philosophical inquire into the origin of our ideas of the sublime and the beautiful" (Un'indagine filosofica sull'origine delle nostre idee del sublime e del bello) - edizione del 18274. Quindi Emily conosceva chiaramente questo scrittore e la famiglia doveva apprezzarlo molto se si sono presi la briga di comprarne una copia. Comprare libri non era la norma a quei tempi. Era troppo costoso. Quindi, ora che conoscete questi due proverbi e conoscete il legame con la famiglia, è il momento di mettere alla prova la mia teoria: se ho ragione e Emily ha usato proprio questi due proverbi per creare il personaggio di Nelly Dean, allora tutte le sue parole e le sue azioni nel romanzo dovrebbero avere un senso completo all'interno di questa cornice.
Ma prima di darvi degli esempi delle numerose "mancanze di dovere" di Nelly in Cime Tempestose, se non avete letto il mio precedente articolo, forse è il caso di fermarvi ora e andare a leggerlo, o ascoltarlo, perché è lì che ho gettato le basi della sgradevole morale nascosta nel romanzo e del codice che la decifra: una favola di Esopo.
Andiamo a spiare Nelly…
È ora di andare a spiare Nelly. Lei per prima ha spiato apertamente molti personaggi, quindi è ora di pareggiare i conti. Inizierò dai capitoli in cui rivela le sue buone intenzioni, ma non le porta a compimento, quindi dove è un esempio del primo proverbio di Wesley: "La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni".
(Spoiler alert!)
Partiamo dal capitolo XI. Nelly sta pensando a suo fratellastro Hindley, che è sulla via della perdizione, dato che beve e perde soldi giocando a carte con Heathcliff, e Nelly dice: "Ho convinto la mia coscienza che era un dovere avvertire (Hindley) di come la gente parlava dei suoi modi e poi, non avendo speranza di trarne un beneficio, mi sono tirata indietro dal rientrare nella vecchia casa".
Ah. Ci mancava poco Nelly!
Poi, quando finalmente spinta dalla curiosità trova il coraggio di andare "su alle Cime" per vedere che tutto andasse bene, ci dice: "invece di Hindley, Heathcliff apparve sulla porta e io mi voltai direttamente e corsi giù più forte che mai".
Ah. Che coraggiosa! Che ispirazione di donna.
Ma cambiamo scena. Ricordate come si sente quando scopre che Heathcliff sta cercando di far innamorare Isabella di lui? Subito è pronta a fermare l’influenza negativa di quel mascalzone. E ci dice:
"(Questo) mi ha spinto a decidere di vigilare ulteriormente e di fare del mio meglio per controllare la diffusione di questa cattiva influenza alla Grange, anche se dovessi scatenare una tempesta domestica".
Beh, a voi risulta che Nelly abbia mai svegliato questa proverbiale tempesta domestica? A me no. E pensate alla terribile scena in cui viene finalmente liberata da Zillah, dopo essere stata costretta a rimanere per giorni rinchiusa a Cime Tempestose. Quando va alla ricerca di Cathy, che è ancora detenuta lì dentro da qualche parte, trova Linton seduto in una stanza e lo minaccia con la furia di un toro:
"Dirigimi subito nella sua stanza, o ti farò cantare a squarciagola!".
Beh, lo fa cantare a squarciagola? Certo che no. E Linton ha paura di lei? Non ne ha affatto, e le dice pure: "Non ti dirò dove si trova. È il nostro segreto. Ecco! Mi hai stancato. Vai via, vai via!"
Una volta che Nelly raggiunge Thrushcross Grange senza Cathy, che è ancora prigioniera a Cime Tempestose, ci dice: "Decisi di portare un intero esercito sulle Cime, alla luce del giorno, e di assalire la casa, letteralmente, a meno che la prigioniera non ci venisse consegnata". Fortunatamente per lei, le viene “risparmiato il viaggio e il disturbo", perché Cathy se ne ritorna a casa da sola. E tenete a mente che non stiamo parlando di una cosa di poco conto. Qui si sta parlando di situazioni di vita o di morte, in cui le azioni tempestive e il coraggio di Nelly avrebbero potuto risparmiare a Cathy maltrattamenti fisici, forse anche abusi sessuali e sicuramente dei traumi.
Ma vediamo ora dove Nelly è l'esemplificazione del secondo famoso proverbio:
"L'unica cosa necessaria perché il male trionfi è che gli uomini buoni non facciano nulla".
Nel capitolo XII, il signor Kenneth, il dottore, vede Nelly per strada e le dice che qualcuno ha sentito Isabella Linton dire a Heathcliff che era pronta a fuggire con lui alla prima occasione. Ancora una volta, un'altra situazione di vita o di morte. Così Kenneth dice a Nelly: "Esorta il signor Linton a restare vigile!". Nelly forse avverte il suo padrone? Ma neanche per sogno! E anche dopo aver scoperto che la stanza di Isabella è in effetti già vuota, ormai si dice che sarebbe comunque troppo tardi per rincorrerla, quindi perché preoccuparsi di informare il padrone?
"Non osavo far andar su tutte le furie la famiglia e riempire la casa di confusione, né tanto meno spiegare l'affare al mio padrone […] Non vidi altro modo se non quello di tenere la lingua a freno e lasciare che le cose seguissero il loro corso".
Permettetemi di riformulare il secondo proverbio in modo che sia più chiaro:
"L'unica cosa necessaria per il trionfo del male a Cime Tempestose è che Nelly Dean non faccia nulla".
E voi, quando siete state una Nelly Dean di recente?
...
Visto?
Diventa interessante quando ci rendiamo conto di quanto questo messaggio sia ancora attuale anche per noi.
Una debolezza perdonabile ?
Credo che ciò che ci spinge a scusare Nelly, quando leggiamo il romanzo per la prima volta, e a trascurare il suo ruolo nel lasciare che il male trionfi, sia la sua apparente compassione. Date un'occhiata a questo esempio.
Nel capitolo VII del secondo volume, un giorno la piccola Cathy incontra per caso suo cugino Linton mentre passeggia per la brughiera. Heathcliff è lì con lui e non si vergogna di confidare a Nelly il suo piano malvagio. Vuole far sposare Cathy con Linton, e non gli importa che Cathy sia d’accordo o meno. Nelly sembra scioccata e inorridita e gli ice:
"Ho deciso che non si avvicinerà mai più a casa tua con me".
Passiamo al capitolo successivo e cosa ci dice?
"Il giorno dopo mi vidi sulla strada per Cime Tempestose, al fianco del pony della mia giovane e ostinata padrona".
No comment. E come fa a giustificare di aver cambiato idea? Sentiamolo da lei:
"Non riuscivo a sopportare di assistere al suo dolore, di vedere il suo volto pallido e sconfortato". Quindi ha deciso di disobbedire agli ordini del suo padrone e andare dritta dal nemico solo perché è dispiaciuta per la povera Cathy, il che potrebbe sembrare un pensiero gentile, ma qui c’erano in gioco la vita e il futuro di questa ragazza! Che importanza ha se era "un po' pallida”? Quindi la sua è solo una compassione meschina. Non è un sentimento vero e profondo, altrimenti avrebbe agito per proteggerla.
Una volta rinchiuse in casa da Heathcliff, come era prevedibile, questo mostro schiaffeggia ferocemente Cathy.
La signora Dean interviene forse per proteggerla? Ma assolutamente no!
E come fa a giustificarsi stavolta? Ci dice:
"Heathcliff mi lanciò uno sguardo che mi impedì di interferire".
Quindi basta uno sguardo per fermarla, oppure un "tocco sul petto"!
Ascoltiamo ancora una volta ciò che aveva scritto Edmund Burke, a proposito delle persone che non fanno nulla per fermare il male:
"Questo […] personaggio inefficace […] sembra essersi formato su un piano di scuse e scusanti". Esattamente. Il che mi porta a una parola che ho notato un po' troppo spesso, quando Nelly parla: "poverino". Sembra che trovi tutti "poverini". Ho controllato nel mio ebook e lo dice 32 volte! Un po' troppo spesso perché non sia un indizio segreto di Emily a noi lettori, io credo. Quindi riassumendo: noi non possiamo dire che Nelly sia un personaggio malvagio, ma è sicuramente un'ipocrita e sicuramente non è una vera cristiana, e le sue mancate azioni sono costate la vita di altre persone, o la loro salute o la loro salute mentale. Ed Emily chiaramente non tollerava l'ipocrisia. Se il male è in giro, va fermato, e sul nascere. Dire "poverina", "povera creatura" , “povero padrone” non significa assolutamente nulla. E l'ironia è che Nelly stessa ci avvisa del pericolo di questa finta compassione.
”C'è del male nell'essere troppo morbidi."
Quindi, avere buone intenzioni ma non agire di conseguenza non è molto meglio che non avere affatto buone intenzioni. Il che mi porta all'ultima serie di esempi dal romanzo, in cui Nelly non solo non agisce secondo le sue buone intenzioni o non fa assolutamente nulla per fermare il male, ma anzi, fa entrare attivamente il male dalla porta. Ricordate? Nel cap. XIV Heathcliff vuole disperatamente rivedere Cathy da solo ancora una volta e dice a Nelly:
"Devo esigere una promessa da te, che mi farai avere un colloquio con (Cathy) - che tu consenta o rifiuti, io la vedrò! […] Tu potresti riuscirci così facilmente! Ti avviserei del mio arrivo e tu poi potresti lasciarmi entrare inosservato […] Preverresti un pasticcio".
Lei cosa gli risponde?
"Non devi, non lo farai mai con i miei mezzi”.
Ma cosa fa in realtà, a parte le buone intenzioni?
"Ho discusso, mi sono lamentata e l'ho rifiutato categoricamente 50 volte, ma alla fine mi ha costretta a trovare un accordo. Era giusto o sbagliato? Temo che sia stato sbagliato".
Ci puoi scommettere che era sbagliato! E come si giustifica questa ennesima volta? Dicendo a se stessa: "Ho cercato di eliminare ogni inquietudine sull'argomento, affermando che quel tradimento della fiducia […] doveva essere l'ultimo".
Ah beh, se è l’ultimo tradimento allora si può fare, no?
E così tre giorni dopo ci dice che "spalanca le porte" e lascia entrare Heathcliff mentre il signor Linton è via e quando il topo non c’è, Cathy e Heathcliff ballano.
Per citare ancora una volta Edmund Burke: "Trasgredisce al suo dovere chi dorme mentre sta facendo da guardia, così come chi passa al nemico".
Anche perché tenete conto che quell’incontro tra i due porta alla morte di Cathy, che era malata e doveva restare assolutamente tranquilla. E Nelly lo sapeva bene.
Nelly Dean: un nemico nascosto
A proposito di Catherine, è solo lei nel suo delirio, vede Nelly come è realmente:
"Nelly ha fatto la traditrice, Nelly è il mio nemico nascosto. Strega!"
L'unico altro personaggio che non viene mai ingannato da Nelly è Heathcliff.
Sospetto che sia altamente simbolico che Nelly, quando Heathcliff muore, non riesca a chiudergli le palpebre. Non era mai riuscita ad ingannarlo. Lui sa bene che lei è mossa principalmente da un’"oziosa curiosità", un'emozione che lo stesso Edmund Burke, nel libro di proprietà dei Brontë, descrive come "la prima e la più semplice delle emozioni".5
Heathcliff dice anche di non volere "nessuna impicciona come te" in casa sua e le dice: "Mi piaci, ma non mi piace il tuo doppio giochismo".
Heathcliff è anche l'unico personaggio che porta sempre a termine le sue intenzioni, che siano buone o cattive. Nelly stessa nota questo tratto, quando Heathcliff è ancora un bambino. Dopo essere stato appena picchiato da Hindley, procede comunque a fare ciò che aveva deciso di fare prima di essere picchiato, e Nelly dice:
“Mi ha sorpreso vedere con che freddezza il bambino si concentrò e proseguì con la sua intenzione”. Un altro chiaro indizio di Emily.
E durante tutto il romanzo, le cattive intenzioni e le minacce di Heathcliff si trasformano sempre in azioni malvage. La sua determinazione non ha eguali.
Se solo le persone buone avessero la determinazione delle persone malvage, il mondo sarebbe un posto migliore, sembra dirci Emily.
Nelly Dean: ‘un esempio di vera benevolenza’
L'unico problema che ho avuto nel vedere Nelly come un'esemplificazione di questi due famosi proverbi è la descrizione che fa Charlotte Brontë di Nelly nella prefazione di ‘Cime Tempestose’ del 1850, quando è Emily è già morta, dove ci parla di Nelly come di "un esemplare di vera benevolenza”.6 E se la sorella di Emily ci dice che Emily intendeva Nelly come un'esemplificazione di "vera benevolenza", chi sono io per non essere d'accordo con lei?
Tuttavia, credo che un esame più approfondito della parola "benevolenza" metta in discussione questa descrizione apparentemente positiva di Nelly fatta da Charlotte. La vera benevolenza, nella sua etimologia latina di "benevolentia", significa semplicemente avere la buona volontà di fare del bene. Tutto qui. Quindi Charlotte ha ragione: Nelly dimostra certamente una vera benevolenza, ma si ferma lì. Non la mette in pratica, quindi è corretto dire che è l'esemplificazione della "vera benevolenza". Ma la storia, proprio come questi due proverbi, chiarisce che la benevolenza da sola non è sufficiente. Le buone intenzioni non servono a nessuno.
Se rileggiamo "Cime tempestose" alla luce della favola di Esopo del mio precedente articolo e di questi due proverbi, credo che possiamo quasi sentire la potente voce di Emily Brontë che ci esorta a essere più coraggiose, a mettere in pratica le nostre buone intenzioni, a opporci al male e a proteggere i deboli, pur senza diventare martiri. Quindi la mia domanda di oggi per voi è: "Quando siete stati una Nelly Dean? Quando avete avuto la possibilità di fermare il male ma era troppo rischioso o scomodo e avete lasciato che le cose facessero il loro corso, nonostante le migliori buone intenzioni e una tonnellata di benevolenza?
Temo che ci siano ancora troppe e troppi Nelly Dean al mondo. Ma oggi abbiamo la voce di Emily Brontë che ci ispira a fare meglio. E credo che ci abbia dato un esempio pratico di come essere un'eroina nel personaggio della piccola Cathy, ma di lei e di come si debba fermare il male sul nascere parlerò nel prossimo articolo.
IL MESSAGGIO DELLA ZITELLA
Riassumendo:
Il personaggio di Emily Brontë, Nelly Dean, in "Cime tempestose" sembra esemplificare perfettamente il significato originale di due famosi proverbi:
1. La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni
2. "L'unica cosa necessaria per il trionfo del male è che gli uomini buoni non facciano nulla".Nelly è ritratta come un personaggio con buone intenzioni ma che spesso non le mette in pratica, provocando esiti negativi per gli altri personaggi.
Nelly Dean è vista principalmente come una "degna donna" e non come un personaggio malefico. Pur mostrando qualità come la compassione e la benevolenza, le sue azioni o la sua mancanza di azione però contribuiscono alla diffusione del male e causano danni reali agli altri personaggi.
Emily Brontë, nel creare Nelly, potrebbe essere stata influenzata dai sermoni di John Wesley, predicatore metodista inglese del XVIII secolo, e dalle idee di Edmund Burke, filosofo irlandese. Entrambe le figure discutevano dell'importanza di tradurre le buone intenzioni in azioni ed erano entrambe conosciute dai Brontë.
Possiamo riflettere sulle volte in cui siamo stati anche noi come Nelly Dean, con buone intenzioni ma senza agire quando la situazione lo richiedeva. Possiamo leggere il capolavoro di Emily Brontë per trovare ispirazione per essere più coraggiosi e agire contro il male.
Per finire, vi lascio con un’ultima citazione di Nelly:
"Giudicherai bene quanto me tutte queste cose; almeno, crederai di farlo, ed è la stessa cosa".Grazie per aver letto fino a qui.
(E non siate come Nelly Dean)E.V.A
Reverendo John Wesley - Sermone ‘Almost a Christian’ 1872
‘The mother of the Brontes’ - by Sharon Wright
Burke Edmund - Thoughts on the cause of the present discontent -1770
Burke Edmund - A Philosophical Enquiry into the Origin of Our Ideas of the Sublime and Beautiful - 1827 (Bronte Parsonage Museum - Ref. bb106)
Edmund Edmund - A philosophical inquiry into the origin of our ideas of the sublime and the beautiful - Part I - Section I - Novelty
Prefazione di Charlotte Brontë all’edizione del 1850 di ‘Wuthering Heights’