La moglie dell'Ammiraglio Nelson dietro la Fanny di 'Mansfield Park'
Ecco 13 indizi che Jane Austen ha nascosto nel suo romanzo
“Sono stufa marcia delle biografie su Nelson!” - Jane Austen
Se avete letto Mansfield Park, forse anche voi sarete d’accordo con la madre di Jane Austen: Fanny, come eroina, è piuttosto “insipida”. Non posso biasimarvi…
Prima di tutto, non sembra fare un granché nella storia. Se ne sta lì, “ferma come una roccia nei suoi principi”, con “una dolcezza di carattere così ben adatta a raccomandarli”. Per tutto il racconto non smette mai di essere “indulgente”, “buona” e “amabile”, e invariabilmente “i suoi modi sono miti e accattivanti”, tanto che alla fine sia il protagonista principale che l’incostante Mr. Crawford “si innamorano dei puri sentimenti del suo cuore”.
Questa è la nostra Fanny, giusto? Solo che quelle ultime frasi e aggettivi non provengono dal romanzo di Jane. Vengono direttamente dalla penna del famoso Ammiraglio Nelson, che con quelle parole lodava la sua amata moglie, Lady Frances Nelson, o come la chiamava sempre lui: la sua “cara Fanny”.
Sì, stesso nome.
Una sorprendente coincidenza? E’ solo la punta dell’iceberg.
È da molti anni mia ferma convinzione che Fanny Nelson sia stata fonte di ispirazione per Jane Austen nel creare l’eroina di Mansfield Park, e qui metterò tutti gli indizi che ho raccolto finora (e che ho già in buona parte pubblicato nel mio libro sulla Austen).
Ma inizierò con il mettere le mani avanti: non credo che Jane Austen stesse cercando di ritrarre storicamente Fanny Nelson. La storia dell’eroina Fanny ovviamente non ha nulla a che vedere con la vita di Lady Nelson. Se avesse voluto farlo, avrebbe scritto una biografia. Semmai, in termini di riferimenti biografici, sono più propensa a credere che Jane abbia usato Dido Belle per alcuni eventi della trama, specialmente quelli legati alla schiavitù e all’adozione. Dido Bell era figlia di una schiava delle Indie Occidentali che era stata adottata da uno zio chiamato Mansfield, e Fanny viene trattata come una schiavetta in tutto il libro dalla Signora Norris (che, guarda caso, ha lo stesso cognome di un commerciante di schiavi che aveva scritto un memoir difendendo quel terribile commercio).
E allora perchè ci sono così tanti riferimenti a Fanny Nelson e a suo marito nel libro?
Io credo semplicemente che un giorno Jane abbia deciso che la costanza in amore di Lady Nelson meritassero di essere celebrati tanto quanto la costanza di Nelson nel voler difendere l’Inghilterra dai francesi.
Ed ecco come mi immagino siano andate le cose…
FANNY NELSON: UN GRANDE ESEMPIO DI COSTANZA
Un giorno, mentre era seduta sul divano a leggere la biografia di Southey sull’ammiraglio Nelson, scommetto che Jane alzò gli occhi e disse: “Sono stufa marcia delle ‘Biografie di Nelson’!” Sappiamo dalle sue lettere che fu tentata di leggere quel libro solo perché “vi era menzionato suo fratello”, il capitano Francis Austen, che conosceva Nelson personalmente. La sua nave infatti faceva parte della flotta di Nelson. Frank aveva molto ammirato questo Ammiraglio “da un punto di vista della sua vita pubblica”, ma la sua sorellina, come disse lei stessa, “non era abbastanza poetica da separare completamente la poesia di un uomo dal suo carattere”.
Jane infatti quasi certamente disapprovava la condotta vergognosa che Nelson aveva avuto nei confronti della moglie Fanny, che aveva tradito con una donna a sua volta sposata – Lady Hamilton – prima di chiederle una separazione e trasferirsi con l’amante e suo marito, in una sorta di ménage-à-trois che aveva creato un notevole scandalo nella società di allora.
Non era la prima volta che Jane si schierava dalla parte di una moglie tradita. Ad esempio, parlando del Principe Reggente e della sua amante un giorno disse: “Povera Principessa Carolina. La sosterrò finché potrò, perché è una donna e perché odio suo marito! Alcuni uomini non hanno cuore. Ma ahimè, se non hanno cuore, hanno occhi, e questo basta a tormentarli.”
Quindi m’immagino che dopo aver letto la biografia di Southey, dove l’amante di Nelson, Lady Hamilton, veniva calorosamente celebrata, Jane decise che troppo era troppo! Secondo me la sua decisione scattò in un istante, nel leggere questa frase: Lady Hamilton - a detta del biografo Southey - si era comportata come… “una moderna eroina romantica”.
Oltre al danno, la beffa! Se c’era un’eroina, quella era la costante Lady Nelson, che era ancora viva all’epoca e che era rimasta fedele a suo marito e alla sua memoria, vivendo in silenzio e lontana dagli occhi del pubblico dopo la loro separazione.
E così Jane si alzò dal divano, andò a prendere carta e penna e iniziò a progettare: sì, il suo prossimo romanzo si sarebbe concentrato sulla costanza delle donne, e la protagonista si sarebbe chiamata Fanny, in onore della fedele e angelica moglie di Nelson! Ecco il piano! Questa eroina non avrebbe dovuto fare molto, solo rimanere costante, fedele e stabile, mentre tutti intorno a lei cambiavano idea.
Ok. Questa è la mia convinzione. Ora, ovviamente, devo sostenerla con delle prove.
Ecco quindi i 13 indizi che io credo Jane abbia intenzionalmente inserito nel romanzo, per indirizzare almeno alcuni lettori a capire il suo obiettivo…
INDIZIO n. 1: IL NOME (E IL COGNOME) DELL’EROINA
L’indizio più ovvio è, naturalmente, la scelta del nome dell’eroina: Fanny.
Il nome di battesimo di Lady Nelson era Frances, ma Nelson stesso la chiamava sempre “mia cara Fanny”.
Sappiamo dalle lettere di Jane che a lei piaceva “fare un complimento (ad alcune persone) dando a un’eroina il loro nome”, quindi - a meno che non stesse pensando alla nipotina Fanny, ci può stare cha un’altra opzione potesse essere Lady Nelson.
Quanto al cognome, la Fanny del romanzo ne ha due:
il cognome materno /da nubile è WARD.
E qual era il cognome da nubile di Lady Nelson?
WoolWARD.
INDIZIO n. 2: UNO ZIO ADOTTIVO
Dopo aver perso entrambi i genitori, e anche il primo marito, quando era ancora giovanissima, Lady Nelson (allora Fanny Nisbet) si era trasferita nella casa di un ricco zio: l’avvocato e giudice Mr. Herbert. Sì, uno zio, proprio come la nostra Fanny in Mansfield Park. E sebbene non sia un acronimo completo, molte delle lettere di “Herbert” compongono anche il cognome dello zio nel romanzo: “Bertram”.
Il Signor Herbert era anche proprietario di una piantagione di zucchero nelle Indie Occidentali, proprio come Sir Bertram.
INDIZIO n. 3: IL REVERENDO EDMUND
“Credo ci sia qualcosa di nobile nel nome Edmund… È un nome di eroismo e fama – di re, principi e cavalieri; e sembra respirare lo spirito della cavalleria.”
Lady Nelson si prese cura del suocero, ovvero del padre anziano di Nelson, fino alla sua morte, mentre Nelson era sempre all’estero a combattere battaglie. Questo caro uomo, dopo aver scoperto che suo figlio viveva apertamente con la sua amante, si era schierato dalla parte dell’amata nuora/badante.
Come si chiamava questo suocero?
Edmund!
Proprio l’Edmund cugino di Fanny in Mansfield Park.
Ma c’è di più…
Entrambi erano uomini di Chiesa.
Il padre di Nelson infatti era un Reverendo…
Ma c’è dell’altro che mi ha colpito.
In una delle lettere di Edmund a suo figlio Nelson, lettera che Jane potrebbe aver letto in una biografia, gli aveva scritto: “L’approvazione che viene dalla tua stessa mente è molto più piacevole di qualsiasi mia opinione a riguardo”
Quelle parole mi suonavano familiari. Avevo già visto un concetto simile in Mansfield Park… Eccolo qui:
“Abbiamo tutti una guida migliore in noi stessi, se solo la ascoltassimo, più di quanto qualsiasi altra persona possa essere”, dice Fanny al Signor Crawford, quando lui le chiede un’opinione. A sua volta, questa frase mi ha ricordato un altro autore che Jane Austen amava leggere e le cui parole credo avesse in mente mentre scriveva Mansfield Park: Thomas Clarkson.
Nella sua “Storia dell’ascesa, del progresso e del compimento dell’abolizione del commercio di schiavi africani”, aveva scritto: “Se c’è una propensione radicale nella nostra natura a fare ciò che è sbagliato, d’altra parte c’è in essa un potere contrastante, o un impulso, che ci spinge a fare ciò che è giusto.”
L’Edmund di Mansfield Park, come il padre di Nelson e come il Signor Thomas Clarkson, credeva nella voce della coscienza.
INDIZIO n. 4: BATH
Dal 1801 al 1806, la signora Fanny Nelson e il suo anziano suocero Edmund avevano trascorso l’inverno nella città termale di Bath, per motivi di salute, guarda caso proprio negli stessi anni in cui Jane Austen viveva lì! Il vecchio reverendo morì anche a Bath nel 1802, e dopo aver cercato un po’, ho scoperto che avevano degli alloggi in via New King Street, un’area che Jane Austen conosceva bene perché in una lettera scrisse:
“Sono stata felice di sentire mio zio parlare di tutte le case in New King Street come troppo piccole; ero della stessa idea.”
Chissà? Non è poi così inverosimile pensare che le due donne possano essersi incrociate da qualche parte a Bath o che gli Austen sentissero parecchi pettegolezzi riguardanti i Nelson.
INDIZIO n. 5: IL FRATELLO WILLIAM
La Fanny di Mansfield Park ha un caro fratello chiamato William, e spesso sono separati. Anche se non ho potuto confermarlo oltre ogni ragionevole dubbio, alcune fonti suggeriscono che Lady Nelson avesse un fratello e che il suo nome fosse proprio William. Alcune fonti dicono che morì alla nascita, altre dicono che venne allevato in Inghilterra, dopo che sua madre morì dandolo alla luce.
In ogni caso, se William non era il fratello di Lady Nelson, il nome di suo padre era William e anche il fratello di Nelson si chiamava William!
Vedete un po’ voi cosa pensarne :)
INDIZIO n. 6: QUELLA “STRANA MODA”
Guardate con attenzione questo famoso ritratto di Lady Nelson. Notate qualcosa di particolare in lei (perlomeno per l’epoca?)
Osservatela più da vicino…
Non vi sembra molto “moderna”?
Ammetto che mi ci è voluto un po’ prima che porta i capelli corti!
Dopotutto, ogni ragazzina oggi segue ancora quella moda. Ma nessuna donna sposata ai tempi di Jane Austen portava i capelli così corti in pubblico!
Ho notato la pettinatura di Fanny dopo aver letto e riletto una scena in Mansfield Park dove Jane scrive un paragrafo apparentemente inutile, in cui William, “con le mani protese verso la testa di Fanny”, le dice: “Sai, comincio già ad apprezzare quella strana moda, anche se quando ne ho sentito parlare per la prima volta in Inghilterra, non ci potevo credere; e quando la Signora Brown, e le altre donne a Gibilterra, sono apparse nello stesso stile, ho pensato che fossero pazze; ma Fanny può riconciliarmi con qualsiasi cosa.”
Di quale moda stava parlando, mi sono chiesta?
Indicava chiaramente la sua testa, ci viene detto, quindi dovevano essere i suoi capelli ad averlo colpito. Eppure Jane non lo dice apertamente. Non poteva. Voleva che facessimo noi due più due, e darci un altro indizio.
Al tempo tutti sapevano che Lady Fanny Nelson era una trendsetter a corte e potrebbe essere stata proprio lei quindi a dare l’esempio di quella moda alle giovani donne inglesi, soprattutto alle mogli di uomini della Marina, come la Signora Brown che William aveva trovato a Gibilterra.
E perché menziona proprio “Gibilterra”…?
INDIZIO n. 7: GIBILTERRA E LA SICILIA
Non so cosa voi associate oggi alla parola Gibilterra, ma all’epoca tutti l’avrebbero associata all’ammiraglio Nelson! Dopo la sua morte - durante la famosa battaglia di Trafalgar - il suo cadavere infatti arrivò a Gibilterra a bordo della nave Victory.
E indovinate chi era presente? Il fratello di Jane, Frank, “anche se il suo soggiorno a Gibilterra non fu molto allegro per lui”. Oggi c’è ancora un monumento in memoria di Nelson laggiù.
Ma c’è un altro luogo straniero citato da William.
Ricordate da dove veniva la “croce d’ambra che William le aveva portato”?
Dalla Sicilia…
Ancora una volta, mentre a noi quella regione non dice nulla - legata a Nelson - sarebbe normale per tutti allora ricordarsi che fu in Sicilia che Lady Hamilton e Nelson si erano innamorati.
INDIZIO n. 8: L’ARPA
Sappiamo dalla biografia di Southey che, all’inizio, “Lady Nelson considerava con naturale gelosia e risentimento” l’amicizia tra Nelson e Lady Hamilton, proprio come Fanny nel romanzo considera l’amicizia crescente tra suo cugino Edmund e Miss Crawford. Ma ci sono altri indizi che collegano Miss Crawford a una tentatrice, e quindi a Lady Hamilton, credo.
Anche se all’epoca la maggior parte delle donne suonava il pianoforte, qual è lo strumento che viene costantemente associato a Mary suona, e che Edmund ama ascoltare?
L’arpa.
E Miss Hamilton suonava proprio quello strumento!
(Abbiamo ancora spartiti per arpa della sua collezione personale.)
INDIZIO n. 9: LA CUGINA - E FIGLIA - DELUDENTE
Thomas Bertram, alla fine del romanzo, finisce per essere molto deluso, e quasi disgustato dalla figlia Maria. Allo stesso modo, il generoso zio di Fanny Nelson – il Signor Herbert – così com viene detto nella biografia di Southey – “era così scontento della sua unica figlia (Martha) che aveva deciso di diseredarla e lasciare tutta la sua fortuna alla nipote Fanny.” (Apparentemente fu Nelson stesso a fargli cambiare idea).
INDIZIO n. 10: SENTIMENTI INCOSTANTI E CERTEZZE MORALI
In una lettera scritta da Nelson a sua moglie prima del loro matrimonio, il famoso Ammiraglio le disse: “Lontano da te non provo piacere. Tu sei tutto per me… Questi sono i miei sentimenti attuali. Dio voglia che non cambino mai! Né credo che lo faranno. In effetti, c’è una certezza morale che non possono cambiare.”
In un’altra lettera in cui parla di lei ad altri, subito dopo il loro matrimonio, disse:
“Sono sposato con una donna amabile… Fino a quando non l’ho sposata, non ho mai conosciuto la felicità, e sono moralmente certo che continuerà a rendermi un uomo felice per il resto della mia vita.”
Quei sentimenti, però, cambiarono, dopo solo 10 anni di matrimonio come sappiamo. Nelson tornò a navigare dopo un breve soggiorno in Inghilterra, e fu allora che si innamorò di Emma Hamilton, in Italia. Quando tornò in Inghilterra nel 1800, tutti ormai sapevano che il suo matrimonio era agli sgoccioli.
Sua moglie Fanny invece continuò ad amare Nelson fino alla sua morte, nonostante il terribile tradimento e la separazione pubblica che le portarono tanta miseria.
Lei era stata costante in amore. Il regno della costanza di Nelson era diverso, lui era stato costante nell’ inseguire i francesi in alto mare per la gloria, attività dalla quale non si tirò mai indietro, nonostante le incredibili perdite e menomazioni.
Ma tornando alle sue lettere…
Le parole “moralmente certo” e “certezza morale” mi hanno ricordato una frase pronunciata da due personaggi di Mansfield Park: la signora. Norris e il signor Crawford. Entrambi sono “moralmente certi” che alcune cose non accadranno o non cambieranno mai. Alcune cose sono “moralmente impossibili”.
Ma invece quelle cose accadono o cambiano! Quindi Jane ci sta dicendo che la moralità e le convenzioni chiaramente non sono abbastanza forti da impedire a qualcuno di essere incostante. Ci vuole molto di più per essere costanti come Fanny. Ci vuole una forte determinazione, parola che ripete molto spesso nel romanzo.
Può essere, mi sono chiesta, che Jane avesse letto quelle due lettere di Napoleone a sua moglie Fanny, rimanendo colpita dal suo uso della parola ‘moralità’?
Sì.
Molte lettere di Nelson alla moglie apparvero infatti in un libro famoso pubblicato dopo la morte di Nelson, nel 1809: “La vita dell’ammiraglio lord Nelson”, di J.S. Clarke e J. McArthur. Considerando che Mansfield Park, che fu scritto tra febbraio 1811 e giugno 1813, quando tutti parlavano ancora di Nelson e Fanny Nelson era ancora viva, non è affatto improbabile che Jane l’avesse letto.
INDIZIO n. 11: PORTSMOUTH, LA MARINA E I RETRO-AMMIRAGLI
“Ne ho visti abbastanza di retri e di vizi.”
Oltre alla schiavitù e al clero, una terza tematica evidente in questo romanzo è la descrizione della Marina inglese del tempo, con i suoi pro e contro, le sue mele buone e le sue mele marce. Un personaggio che non vediamo mai, ma di cui sentiamo parlare spesso è lo zio dei Crawford, l’“Ammiraglio” senza nome e pieno di vizi che aveva trattato male sua moglie e che dopo la sua morte aveva invitato la sua amante a vivere con lui sotto il suo stesso tetto…
Non vi ricorda qualcuno?
Sì, anche Nelson era un retro-ammiraglio, e “di Retri e Vizi” Jane aveva sicuramente sentito molto parlare dai suoi due fratelli che lavoravano nella Marina: Charles era stato di stanza per anni nelle Indie Occidentali per anni, e Frank aveva lavorato con Nelson.
(A proposito… indovinate come si chiamava la moglie di Charles, nata ai Caraibi? Frances, detta Fanny! Sì, Jane Austen era circondata!)
Ma perché menzionò proprio:
Portsmouth & Spithead, e le navi Elephant, Canopus e l’Endymion?
Certo, tutti quei luoghi e navi sono in qualche modo associate ai suoi fratelli, ma avrebbe potuto scegliere anche molti altri paesi, navi e porti. Perché proprio quelli?
Se la mia teoria era giusta, anche quelli dovevano essere precisi indizi legati a Nelson, e quindi – indirettamente – un legame a ricordarci di Fanny Nelson. E così ho iniziato a scavare di nuovo…
Portsmouth & Spithead: Nelson era stato spesso a Portsmouth, precisamente a Spithead, come mostrano molte delle sue lettere. Non stupisce, dato che entrambe erano basi operative chiave da cui le sue flotte partivano o dov’erano di stanza
HMS Elephant: questa nave fu una delle tante che Nelson comandò direttamente. Fu la sua nave ammiraglia durante la battaglia di Copenaghen.
HMS Canopus: questa nave fu inviata nel 1803 per unirsi alla flotta del Mediterraneo, sotto Nelson stesso, prima che il fratello di Jane, Frank, ne diventasse capitano.
HMS Endymion: anche se questa nave si perse la battaglia di Trafalgar, era nella zona e Nelson stesso le aveva dato ordini affinché tornasse a Gibilterra per caricare acqua e provviste.
INDIZIO n. 12: LA CASA NEL NORFOLK
“Bertram portò Mr. Crawford nel Norfolk.”
“Crawford andò nel Norfolk.”
“Penso che allestirai un teatro nella tua casa nel Norfolk.”
“Da Bath, Norfolk, Londra, York, ovunque io sia, ti raggiungerò da qualsiasi luogo in Inghilterra, con un’ora di preavviso.”
Perché ci viene costantemente ricordato il Norfolk? Perché il Signor Crawford non aveva una casa nella contea del Devon o nel Sussex? Sono sicura che ci siano molte altre ragioni plausibili, ma indovinate dove nacque Nelson e dov’è che lui e Fanny vissero insieme i primi anni felici, subito dopo il matrimonio?
Sì. Nel Norfolk…
INDIZIO n. 13: IL SIGNOR PRICE
Anche se il cognome materno della Fanny del romanzo era WARD, il suo cognome paterno è PRICE. Perchè proprio Price?
Immagino che, come ultima prova, era importante trovassi un collegamento tra questo cognome e la storia di Fanny e Horatio Nelson.
Non solo, ma dato che Fanny viene trattata come una schiava un po’ in tutto il romanzo, forse il cognome doveva anche avere a che fare con quell’argomento.
Lo so, è chiedere troppo, o almeno pensavo, finchè nel leggere una biografia di Nelson ho scoperto che nella loro casa nella contea del Norfolk, i Nelson avevano uno schiavo di origini africane che lavorava per loro.
E indovinate come si chiamava?
Sì, il Signor Price.
Non ho altro da aggiungere, vostro Onore.
P.S. FANNY COSTANTE COME CASSANDRA AUSTEN?
Anche se ormai mi sembrano palesi tutti i nessi con la moglie di Nelson nel libro, ho ancora la sensazione che Fanny Nelson sia stata l’unica persona a leggere Mansfield Park e a riconoscersi nel personaggio principale.
Mi chiedo se Jane Austen abbia mai confidato il segreto a qualcuno, ma di certo in caso deve averlo detto almeno a sua sorella Cassandra. Questo spiegherebbe perché, a differenza di molte altre persone della sua famiglia e cerchia di amici, sappiamo che Cassandra “era molto affezionata (al personaggio di) Fanny”.
Ma potrebbe aver avuto un altro motivo più personale…
La sorella amata di Jane aveva perso il suo fidanzato prima che potessero sposarsi, un fidanzato che si era ammalato e morto mentre era a bordo di una nave diretta… nelle Indie Occidentali.
E cosa sarebbe diventato, se fosse tornato sano e salvo? Un Reverendo, come Edmund! Cassandra Austen, proprio come Fanny Nelson e Fanny Ward/Price/Bertram, era rimasta costantemente devota alla sua memoria per tutta la vita, esattamente come Jane Austen – credo – era rimasta costante nel suo amore per l’unico uomo la cui proposta di matrimonio aveva accettato: Harris Bigg-Wither…
Ma se vi siete persi tutta quella soap-opera e volete fare i detective con me alla Miss Marple, ecco i miei due articoli sull’argomento:
PART 1
PART 2