Schiave bianche e schiave nere a Mansfield Park: Fanny & Dido
Le tematiche nascoste nel romanzo meno apprezzato di Jane Austen
Quando Netflix o Hollywood propongono un remake di film ambientati nell’ottocento inglese, ma con attori neri invece che bianchi, secondo voi lo fanno per seguire l’ultima moda, o per una seria volontà di mostrare la verità storica?
Lascio a voi rispondere a questa domanda, fattami oggi da una lettrice del Book Club, ma una cosa è certa: se arrivasse al cinema una versione nuova di ‘Mansfield Park’ con una Fanny mulatta, a differenza di molti altri remake insopportabili e fasulli, questo lo guarderei volentieri…
Fu la stessa Jane Austen infatti a indicare che questo romanzo aveva a che fare con la schiavitù. A parte il voluto utilizzo di vocaboli come ‘CATTURARE’ - inseriti già nella seconda riga del libro - ce lo fa capire apertamente nel momento in cui l’eroina Fanny chiede qualcosa a suo zio riguardo al ‘commercio di schiavi’, facendo calare un silenzio impietoso sulla sala da pranzo…
Non è quindi così improbabile che dietro Fanny si possa nascondere in parte la storia vera di una schiava africana in carne ed ossa. Questa è un’ipotesi proposta già da molti critici e lettori. E l’indizio chiave si nasconderebbe in questo quadro…
Andiamo subito al sodo…
Jane Austen conosceva bene la ragazzina bianca immortalata in questo ritratto - Lady Elizabeth Mary Murray - e quindi sapeva di certo tutta l’affascinante storia della cuginetta ritratta con lei nel dipinto: Dido Belle (o Didone in italiano).
Le coincidenze tra la storia di Fanny nel romanzo e quella di Dido sono troppe per essere ignorate. Eccovi qui le più interessanti: alcune sono già state notate da altri, e altre ho trovato io nel fare ricerca in questi giorni (e le posterò con un asterisco):
COINCIDENZA n. 1: UNA BIMBA ALLEVATA DAGLI ZII
La mamma di Dido era una schiava di origini africane che viveva nelle ‘indie occidentali’ (i Caraibi di oggi). Da adolescente era rimasta incinta di un ufficiale della Marina inglese, un certo John Lindsay, che una volta tornato in Inghilterra aveva deciso di allevare la bambina come sua figlia, ma senza darle il suo cognome (al tempo, dopo tutto, non c’erano i test del DNA per la paternità).
Dato che questo ufficiale però era sempre in viaggio per mari e oceani (la madre non si sa bene che fine abbia fatto), ecco che John aveva dato in cura la figlioletta Dido a un suo ricco zio, proprio come accade a Fanny all’inizio del romanzo.
E questo generoso zio si chiamava......
William Murray, primo Conte di MANSFIELD !
COINCIDENZA n. 2: IL CONTE DI MANSFIELD
Che il titolo di questo romanzo abbia a che fare con questo Lord (e non con un qualsiasi altro signor Mansfield) è ormai un fatto piuttosto accettato.
Il primo Conte di Mansfield infatti era un giudice famoso al tempo, dato che fu il primo a decretare che gli schiavi liberi sul suolo inglese non potevano essere ricatturati e ritrasportati nelle Colonie dai loro ‘padroni’. Era il 1772, e quella decisione fu la svolta che portò poi alla fine del commercio degli schiavi africani nel 1807, circa sei anni prima che la Austen scrivesse ‘Mansfield Park’, ma quando l’argomento era ancora molto sentito.
Nel romanzo poi, oltre ad avere una tenuta chiamata ‘Mansfield’, lo zio di Fanny ha anche una piantagione nei Caraibi (Antigua), ed è proprio nei Caraibi che il nipote del Conte di Mansfield era diventato papà di Dido.
Quando quindi leggete il titolo di questo romanzo, pensate che probabilmente Jane stava volutamente rimandando l’attenzione a questo famoso abolizionista.
COINCIDENZA n. 3: LA CUGINA MARY = MARIA BERTRAM ?
Nel romanzo di Jane Austen, una delle due cugine di Fanny si chiama Maria, e Maria era anche il nome di una sorellastra di Dido, che suo papà aveva avuto con un’altra schiava.
Nel libro però si parla anche di una MARY, Mary Crawford.
E come si chiamava la cuginetta di Dido cresciuta a casa Mansfield con lei (quella nel quadro con il libro in mano)?
Lady Elizabeth Mary (che d’ora in poi chiamerò ‘Lady Mary’).
Questa bambina, a sua volta, non era la figlia del Conte di Mansfield!
Suo papà era un nipote del Conte, a cui aveva chiesto - dopo aver perso l’amatissima moglie - di occuparsi della figlioletta, che aveva solo 6 anni.
Il generoso zio Mansfield aveva accettato. Aveva ora due nipotine da allevare:
Mary e Dido, che erano quindi cugine (seppur di secondo grado), proprio come le cugine del romanzo della Austen, ed entrambe avevano ancora un papà vivo, che però - per vari motivi - era assente o incapace di prendersi cura di loro, proprio come i padri di Fanny e Maria nel romanzo.
E proprio a rimarcare il legame tra le ragazze, che non erano sorellastre ma appunto cugine, la prima traduzione francese di ‘Mansfield Park’ - pubblicata quando Jane era ancora in vita, e quindi molto probabilmente con il suo consenso - fu proprio:
‘Le tre cugine’.
* COINCIDENZA n. 4: DIFFERENZE NOBILIARI
A casa del giudice Mansfield, Dido venne allevata con tutti gli onori di una gentildonna aristocratica, proprio come Fanny nel romanzo, un evento “estremamente inusuale a quei tempi” dicono le fonti storiche, dato che solitamente le figlie mulatte avute da donne schiave venivano allevate come serve al massimo.
Le due cuginette così crebbero insieme e molto unite, dicono varie fonti, ma con varie distinzioni nel modo in cui venivano trattate.
Ad esempio, alla morte del Conte, a Dido fu lasciata in eredità una grossa somma, ma non esorbitante quanto quella ricevuta da Mary, e quando quest’ultima veniva portata ai balli, Dido restava spesso a casa a fare da dama di compagnia alla Contessa di Mansfield, proprio come Fanny che resta sempre a casa la sera, mentre le cugine escono in carrozza per andare a feste, cene o balli, a cui lei non è quasi mai invitata.
Anche Fanny - come Dido - viene trattata in maniera diversa dalle cugine, perchè deve esserle chiaro che non poteva reputarsi dello stesso gradino sociale del resto della sua famiglia ‘adottiva’, come fa capire subito suo zio:
“Ci saranno alcune difficoltà sul nostro cammino riguardo alla distinzione appropriata da fare tra le ragazze man mano che crescono; come preservare nella mente delle mie figlie la consapevolezza di ciò che sono, senza far loro avere una bassa opinione della loro cugina, e come far ricordare a lei che non è una signorina Bertram... Non possono essere alla pari”1.
Se davvero il Conte Mansfield aveva trattato in modo diverso le due bambine, qui Jane Austen sembra chiaramente fargliene una sottile critica.
* COINCIDENZA n. 4: LA ZIA ZITELLA MURRAY / NORRIS
Lady Elizabeth Mary era stata allevata dal Conte di Mansfield e da sua moglie, la Contessa, con l’aiuto di una zia zitella che era andata a vivere con loro nella loro grande tenuta di Kenwood a Londra, un po’ come fa l’antipatica zia Norris nel romanzo.
Il suo nome era Lady Anne Murray.
Si sa pochissimo di lei, ma viene descritta proprio come molto legata in particolar modo proprio alla nipotina Mary, così come la zia Norris lo è di Maria nel romanzo.
Purtroppo non ho trovato quasi nulla su di lei. Se lo trovate voi, e aveva qualcosa in comune con la zia Norris (oltre alle due RR centrali, sia in NoRRis che in MuRRay, e al suo ruolo di zia senza figli), fatemi sapere!
COINCIDENZA n. 5: JANE AUSTEN CONOSCEVA LA RAGAZZA NEL QUADRO
Vi accennavo che la Austen conosceva la nipotina bianca del Conte di Mansfield.
E la conosceva non per sentito dire, ma di persona!
Non sappiamo però se avesse mai conosciuto anche Dido, dato che frequentò Lady Mary quando questa era ormai già adulta e sposata, ma è molto probabile che sapesse tutta la storia di quella inusuale cugina.
Forse l’aveva vista ritratta in questo famoso quadro?
L’ho sospettato nel leggere XXIII, quando Fanny è invitata per la prima volta a cena a casa del Dr. Grant, e per l’occasione indossa un vestito “tutto bianco”. Non solo, ma ci viene detto che questo abito lungo ha dei “glossy spots”, delle parti molto lucide.
Se riguardate il quadro, noterete proprio che sembra descrivere quell’abito.
Sappiamo poi dalle sue lettere che era andata numerose volte a far visita a Lady Mary nella sua tenuta nella contea del Kent, dove questa ragazza si era trasferita dopo il matrimonio. In una lettera del 1805 alla sorella, Jane scrive che Lady Mary era molto brava a suonare il pianoforte, che parlava poco ed era piuttosto riservata:
"Ho scoperto che Lady Elizabeth, per una donna della sua età e situazione, ha sorprendentemente poco da dire, ma la sua eloquenza risiede nelle sue dita; erano estremamente fluide e armoniose."2
Sono andata quindi subito a controllare nel romanzo di ‘Mansfield Park’ chi suonava il pianoforte… Non Fanny, non Julia, e neppure Mary Crawford (che suona l’arpa) ma proprio Maria Bertram. Credo quindi che vi possa essere qualcosa di questa Lady Mary nel personaggio di Maria.
Quanto al marito di Lady Mary, questi era il ricchissimo George Finch-Hatton, le cui somiglianze con il fittizio Signor Rushworth sono a loro volta interessanti…
* COINCIDENZA n. 6: IL VERO RUSHWORTH e LA PASSIONE PER LE RISTRUTTURAZIONI
Se siete già arrivate al capitolo VIII e seguenti, in cui Fanny e le ragazze vanno in gita nella tenuta del ricco fidanzato di Maria Bertram, allora avrete notato un lungo (e forse barboso) discorso sulle ristrutturazioni, a cura dei famosi - e costosissimi - architetti che al tempo andavano molto alla moda, come oggi da noi gli stilisti.
Nella vita vera, la sorella di Dido, Lady Mary (ora la Signora Finch-Hatton) era andata a vivere nella meravigliosa tenuta del marito chiamata EASTWELL PARK, una casa che dai documenti risulta esser stata ristrutturata proprio nei sei anni in cui vi aveva vissuto lì lei con il marito George Finch-Hatton, un patito di ristrutturazioni, proprio come il Signor Rushworth di Mansfield Park! Ma c’è di più…
Jane Austen nel romanzo inserisce quasi ‘per caso’ che questa casa era stata costruita in epoca elisabettiana. Conoscendo Jane, che non scriveva nessun dettaglio a caso, sono andata subito a cercare se per caso anche Eastwell Park fosse di origine elisabettiana. Beh, la casa originale era in effetti stata costruita nel 1540, in pieno periodo elisabettiano, ed era poi stata rinnovata nel 700 ‘in stile elisabettiano’.
Il famoso architetto a capo della ristrutturazione di quella casa e dei giardini era stato l’italianissimo Giuseppe Bonomi. E guardate un po’ chi lo cita in uno dei suoi romanzi?
Proprio Jane Austen!
In Sense and Sensibility, l’antipaticissimo Robert Ferrars dice che lui preferisce i piccoli cottage alle case disegnate dall’architetto… BONOMI.
Chissà che non sia proprio lui l’ispirazione per l’architetto REPTON del romanzo.
* COINCIDENZA n. 7: M.P. - Membro del Parlamento
Ora che sapete che il titolo di questo romanzo è un rimando al famoso abolizionista LORD MANSFIELD, c’è un’altra coincidenza da notare.
Le iniziali del romanzo sono M.P., che in inglese sta per MEMBER of PARLIAMENT, ovvero Membro del Parlamento.
Nella realtà storica ci furono due M.P. legati alla vera famiglia Mansfield:
1. Lo stesso primo Conte di Mansfield fu un. M.P. per quasi 15 anni.
2. Anche il marito di Lady Mary - che Jane doveva aver ovviamente conosciuto a Eastwell Park - era stato un M.P.
Nella trama del libro però non mi pareva ci fosse alcun Membro del Parlamento, e quindi ero tentata di non mettervi questa ulteriore piccola coincidenza, finchè non ho scoperto che nel cap. XVII ci viene esplicitamente detto che Mr. Rushworth “sarà presto in Parlamento, oso dire. Quando arriverà Sir Thomas…..”3. C’è poi un altro legame: uno zio di Jane Austen che lei molto amava, Francis Austen, conosceva bene il signore Finch-Hatton, il marito di Lady Mary, tanto che aveva persuaso alcuni duchi a votarlo, per farlo diventare un Membro del Parlamento nel 1772.
Questo dato ci fa capire che la famiglia di Jane Austen (dalla parte del padre) conoscesse piuttosto bene quella del marito di Lady Mary, e di conseguenza Jane doveva avere accesso a molti gossip su tutta la famiglia, Dido inclusa…
* COINCIDENZA n. 8: LA CASA DI LONDRA E LA CASA A BRIGHTON
The Finch-Hattons erano “una coppia molto socievole”, che frequentava spesso balli ed eventi prestigiosi (si parla anche di balli organizzati dal Principe Reggente, per intenderci!) Allo stesso modo, nel romanzo, Maria Bertram è decisamente modaiola e la vediamo vivere in quattro case diverse: da Mansfield Park passa in una villa di Brighton per il viaggio di nozze, poi va nella tenuta che il marito sta ristrutturando - chiamata Sotherton, e poi va anche a stare nella sua casa di Londra, dove intrattiene ospiti con balli etc.
Oltre alla magnifica tenuta ristruttura di Eastwell Park, anche i Finch-Hattons avevano anche una casa proprio nella città costiera di Brighton! Questa bella villa era stata loro lasciata dalla zia zitella che aveva allevato Mary, e si chiama Marlborough House. E avevano poi un’altra casa anche a Londra, of course…
* COINCIDENZA n. 9: IL COMPLEANNO DI FANNY
Sappiamo che DIDO BELL fu battezzata a luglio. Il battesimo però solitamente avveniva qualche tempo dopo il parto, di certo non immediatamente il giorno dopo. Dido era quindi nata probabilmente il mese prima, o qualche settimana prima, ovvero a giugno, proprio il mese in cui ci viene detto che compiva gli anni Fanny.
* COINCIDENZA n. 10: FANNY NELSON
La povera mamma di Lady Anne era morta giovanissima, spezzando il cuore del marito, ed era una nobildonna di rango altissimo, a livello europeo. Nel leggere della sua breve vita, quasi per caso ho visto in una nota che il marito di questa donna, ovvero il papà di Lady Anne, era stato il migliore amico di un tale William Hamilton.
Forse questo cognome potrà non dirvi nulla, ma sua moglie ‘Emma Hamilton’ era famosissima in Inghilterra. Era infatti diventata apertamente l’amante del famosissimo eroe nazionale inglese: l’Ammiraglio NELSON.
E voi direte: “Ok, ma che ci azzecca quell’ amicizia con ‘Mansfield Park’ e Jane Austen?”
Beh, questo romanzo parla anche di tradimenti tra marito e moglie, oltre che di schiavitù, e in particolare di un Ammiraglio della Marina dai comportamenti inappropriati con la moglie, e come si chiamava la moglie di Nelson, che lui tradì con Emma Hamilton (il cui marito era il miglior amico del papà di Lady Mary)?
….
FANNY
…
Ma degli interessanti nessi tra Jane Austen, Fanny Nelson e la Fanny di ‘Mansfield Park’ racconterò nel prossimo approfondimento (per chi mi segue, ne ho già scritto nella mia biografia su Jane Austen, quindi quello non sarà nuovo per voi!).
IN CONCLUSIONE: LA SCHIAVITU’ DELLE DONNE
Ora che sapete della storia di Dido e Lady Mary, sapete perchè non mi stupirebbe vedere al cinema una Fanny dalla pelle scura, ma vorrei concludere facendovi vedere perchè trovo che anche le attrici bianche sono perfettamente appropriate per interpretare il suo ruolo (e a questo riguardo, spezzo una lancia per Julia Joyce, che per me l’ha interpretata alla perfezione nel 2007).
Io credo che Jane Austen volesse appositamente creare un parallelo tra Dido e Fanny per far vedere al suo pubblico che ENTRAMBE le ragazze erano schiave di qualcuno, anche se in modo diverso.
La storia di Dido infatti era ben risaputa nei circoli aristocratici, e non serviva che Jane la raccontasse sotto mentite spoglie usando Fanny!
Mandando invece dei sottili indizi qua e là ai lettori che potevano capire, stava passando loro il messaggio che anche le donne bianche - al tempo - venivano trattate quasi come schiave, e Fanny ne è un perfetto esempio: a casa, la Signora Bertram e la zia Norris la trattano spesso come una serva, stile Cenerentola, ordinandole cosa fare, chiedendole favori in continuazioni, facendola sentire in colpa quando non vuole fare qualcosa, e ci fa anche notare che proprio come Fanny, anche molte donne bianche di allora non avevano il controllo sui propri movimenti, sul proprio tempo, sui propri soldi (i pochi che avevano) e spesso neppure sul proprio corpo - dato che non di rado erano costrette a sposare chi non amavano senza possibilità di divorziare - subendo quindi veri e propri abusi sessuali e molte gravidanze indesiderate.
A quel tempo i genitori - se lo volevano - potevano legalmente essere dei completi tiranni, e non lo affermo io ma lo scrittore preferito di Jane Austen, Samuel Johnson, che aveva scritto che rispetto alla tirannia tradizionale, “la tirannia genitoriale differisce solo nell’estensione del loro dominio e nel numero dei loro schiavi”.
Parole potenti, che forse Jane aveva sottolineato e condivideva, e che ci ha voluto mostrare con l’esempio della famiglia di Mansfield (e chissà, forse Jane conosceva anche l’etimologia latina della parola ‘famiglia’: famulus, ovvero ‘servo’).
Quanto all’essere “vendute” a un’altra famiglia da piccole, se vi sembra improbabile succedesse anche ai bambini bianchi, come succede a Fanny nel romanzo, tenete a mente che proprio uno dei fratelli di Jane Austen era stato adottato da bambino da una coppia di parenti ricchi e senza figli, a cui era stato affidato con la speranza che ne beneficiasse economicamente non solo lui, ma tutta la famiglia Austen in futuro. Jane quindi conosceva bene cosa avesse provato Fanny, nei primi capitoli, e poteva capire il profondo affetto per un fratellino da cui era stata strappata. E fu proprio grazie a questo fratello, andato a vivere nel Kent con i ricchi genitori adottivi, che Jane - che non era di famiglia aristocratica - poteva essere invitata a pranzo in una casa di aristocratici come Lady Mary ad Eastwell Park!
Perchè la bella tenuta dei Finch-Hattons nel Kent confinava proprio con la tenuta dei suoceri dell’ormai ricchissimo fratello di Jane!
Concludendo, nera o bianca che sia al cinema, o che fosse nel romanzo (il colore della sua pelle non ci viene mai descritto, guarda caso), l’eroina Fanny rappresenta in entrambi i casi una donna schiava nell’Inghilterra di inizio ottocento, con tutte le pressioni e le ingiustizie che le donne - nere e bianche - subivano costantemente al tempo, e i pericoli in cui rischiavano ogni giorno di cadere, perchè entrambe erano donne schiave in un “campo di uomini”, una FANNY in un… “MAN’s FIELD”, un campo tiranno dal quale forse, anche questo popolare romanzo di Jane Austen contribuì a liberarci.
Aida Vittoria Eltanin
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“There will be some difficulty in our way as to the distinction proper to be made between the girls as they grow up; how to preserve in the minds of my daughters the consciousness of what they are, without making them think too lowly of their cousin, and how to make her remember that she is not a Miss Bertram….. they cannot be equals”
“I have discovered that Lady Elizabeth (Mary), for a woman of her age and situation, has astonishingly little to say for, but her eloquence lies in her fingers; they were most fluently harmonious.”
“I dare say he will be in parliament soon. When Sir Thomas comes, I dare say he will be in for some borough, but there has been nobody to put him in the way.”