Ascolta qui l’articolo, se preferisci:
“Era da qualche anno che il Signor Alcott raccomandava una dieta strettamente vegetariana, una dieta che la sua famiglia acconsentì di seguire per deferenza nei suoi confronti; di conseguenza, le bambine non assaggiarono mai la carne finchè non diventarono adulte.”
Ednah Cheney (prima biografa di Louisa e amica di suo padre)1
Il nesso tra la famiglia Alcott e il movimento vegetariano è una storia che parte da molto lontano, e che vi porterà a scoprire gesta gloriose che sembrano quasi impossibili a noi oggi: una scuola con una mensa vegana, una comunità fruttariana e la prima associazione vegetariana… Il tutto nel lontano 1800. Una storia che ho già raccontato molti anni fa, nel libro “Le figlie di Eva” - sulle donne vegetariane che hanno fatto la Storia. E una di queste donne è stata la zitella del mese: Louisa May Alcott.
Cominciamo questa storia aprendo subito uno dei suoi diari segreti (che troppo segreti poi non erano, dato che entrambi i suoi genitori li leggevano, e Louisa li scriveva anche per loro), un diario che da qualche anno sto traducendo e spero di finire a breve, perchè è bellissimo.
Era il 2 novembre 1843. Louisa stava per compiere 11 anni e viveva in una piccola comunità chiamata ‘Fruitlands’ (Fruttolandia), vicino ad Harvard, Massachusetts, una comunità fortemente voluta da suo padre e da alcuni suoi amici vegetariani, un piccolo Eden nel quale - oltre a non mangiare carne e pesce - avrebbero vissuto solo dei prodotti del grande frutteto e dell’orto, non avrebbero sfruttato gli animali per arare la terra, non avrebbero neppure utilizzato prodotti derivati dalla schiavitù (tè, tabacco, zucchero e cotone), e non avrebbero bevuto alcolici (considerati troppo eccitanti per il corpo), né utilizzato il miele. Poco sale e niente spezie e il quadro può dirsi completo. Praticamente: ‘Vegani di oggi spostatevi. Arrivano gli Alcott!’.
Louisa nel suo diario ci dà un’idea della forte etica vegetariana che si respirava in quella comunità.
“Ecco un campione delle citazioni vegetariane che leggevamo a Fruitlands:
‘Dieta vegetale e dolce dormire. Cibo animale e incubi’
‘Raccogli il tuo cibo dal frutteto, non prenderlo dal macello’
‘Senza una dieta a base di carne non potrebbero esserci guerre sanguinose.’ ”
Ora, come era riuscito il padre di Louisa, che era un filosofo squattrinato, a mettere insieme i soldi per comprare questa proprietà? E come gli era venuta in mente l’idea di creare una comunità vegana in America, quando la parola ‘vegano’, ma anche la parola ‘vegetariano’, neppure esistevano ancora?
Ed è qui che dobbiamo fare un passo indietro nel tempo…
Lasciamo Louisa a mangiare pane e mele a Fruttolandia, mentre fa lezione nei boschi cantando felice, e spostiamoci sull’altro lato dell’Oceano, in Inghilterra, a conoscere due filantrope illuminate inglesi che videro molto lontano: le sorelle zitelle Georgiana e Sophia Ford…
La ‘Casa Alcott’ di Londra
Se siete mai stati alla Tate Gallery a Londra, forse avrete visto un quadro del 1793 intitolato “Ritratto dei bambini del Signor Francis Ford che danno una moneta a un mendicante”. La sorella ritratta nel quadro insieme al ricco fratellino si chiamava Mary Ford e suo padre era uno dei tanti commercianti inglesi arricchitosi grazie al commercio degli schiavi e dello zucchero, alle Barbados. Mary aveva anche due altre sorelline: Georgiana e Sophia. Nel suo testamento, il padre aveva lasciato a tutti i figli una fortuna. Sia Georgiana sia Sophia si sposarono, ma una restò vedova e l’altra si separò dal marito, e così, rimaste entrambe libere, senza figli e con un pozzo di soldi, le due decisero di andare a vivere insieme nella villa di Ebworth Park dove furono inseparabili, sposando le stesse cause sociali e diventando delle filantrope. Come scrissero un giorno a uno dei loro protetti: “Io e mia sorella siamo come una manifestazione di unità nella dualità”. (Cathy e Heathcliff, fatevi da parte).
Secondo Sophia, “la missione della donna” era “celestiale. Il suo dovere principale è prevenire la trasgressione delle leggi celesti.” E una delle leggi celesti da non trasgredire, secondo loro, era proprio il consumare dato nell’Eden di non mangiare cibi animali. Queste sorelle erano entrambe vegetariane e diventarono patrone di vari personaggi vegetariani del tempo. Uno dei loro protetti era il Signor James Greaves, un famoso pensatore mistico inglese e il fondatore di una scuola conosciuta come “Casa Alcott”. Sì, una scuola ispiratasi proprio al papà di Louisa May Alcott e ai suoi innovativi metodi educativi. Una scuola dove la mensa per molti anni fu interamente vegana.
Ma come potevano conoscere il papà di Louisa, se quest’uomo non aveva mai pubblicato un libro e non era mai stato in Inghilterra? Perchè la segretaria del Signor Alcott (nonché una futura attivista femminista e scrittrice), la zitella Elizabeth Peabody, aveva scritto un libro dove aveva raccolto tutti i principi educativi del Signor Alcott. Il papà di Louisa infatti a Boston era stato il Preside della “Temple School”, una scuola molto particolare.
Lui credeva fortemente che l’individuo di per sé nasca puro, ma che poi pian piano venga corrotto dalle Istituzioni. Più quindi i bambini vengono aiutati a pensare con la loro testa, ad ascoltare il proprio intuito, e più le loro facoltà e la loro spiritualità più profonda possono sbocciare con la dolcezza, l’amore e il contatto con la natura. Più invece l’insegnamento arriva dall’alto e si impone - a suon di punizioni anche corporali e ripetizioni di nozioni - e meno si avranno individui originali, integri, dal cuore d’oro e capaci di fare grandi cose.
Quest’uomo così virtuoso e progredito - in tempi di guerre, schiavitù e razzismo - promulgava il suo credo nella bontà intrinseca dei bambini, e il fatto che bisognasse educarli con grande amore e rispetto. L’ idea poi era quella di dar loro non solo una sana educazione, ma una dieta salutare. L’ obiettivo finale?
“Creare le condizioni più amorevoli, intelligenti ed efficienti per il progresso divino nell’umanità”.
Sia Bronson Alcott che il signor Greaves appartenevano alla corrente detta ‘Trascendentalismo’ e avevano cominciato a tenere una fitta corrispondenza. Uno dei risultati fu che il signor Greaves, non lontano da Londra, decise di aprire una scuola fondata sui concetti del Trascendentalismo e della Temple School, una scuola che lui soprannominò “Casa Alcott”, in onore proprio del padre di Louisa. E furono proprio le due sorelle zitelle vegetariane Ford a fare da sponsor a questo progetto. Sophia in particolare fu una “considerevole benefattrice della Comunità della Casa Alcott fino alla morte”.
E com’era la mensa dei bambini, e degli insegnanti, in questa scuola?
Ve lo lascio dire direttamente da loro:
“Né latte, burro, formaggio, né qualsiasi specie di carne né cibo animale: né caffè, né tè né altri stimolanti ufficiali si prendono o si forniscono agli altri”.
Incredibile, non è vero? Era il 1838 quando venne aperta la Casa Alcott. Seppure ospitasse solo venti pupilli in media all’anno, questa scuola fu un vero miracolo storico, a ripensarci. Per farvi capire il contesto, quelli erano anni in cui bambine e bambini inglesi lavoravano in miniera a trainare carri, strisciando in cunicoli bui 14 ore al giorno, o nelle fabbriche. Nel 1840, solo il 20% dei bambini londinesi andava a scuola e spesso venivano picchiati sia dai maestri sia dai genitori. Ed era tutto legale.
Nel 1842 il papà di Louisa viene invitato ad andare in Inghilterra per visitare questa scuola così idilliaca ispirata a lui e al suo lavoro di maestro. Grazie a un prestito del suo migliore amico, il poeta Emerson, Bronson parte per il lungo viaggio e resta vari mesi in quella casa/scuola, dove viene trattato come un personaggio famoso e riverito. Da una lettera che scrisse da laggiù, sappiamo della dieta degli studenti che: “il pane con verdure e frutta è il loro cibo principale e l’acqua la loro unica bevanda”, e sappiamo che trovò i bambini molto felici e sereni.
Finalmente il padre di Louisa capisce così che le sue idee “trascendentali” e i suoi ideali vegetariani non erano poi così idealistici tutto sommato e insieme a uno dei maestri della scuola, il Signor Lane, comincia a pensare che gente che la pensa allo stesso modo forse dovrebbe vivere insieme. Ed è con quest’idea in testa che fa ritorno a Boston, con il Signor Lane e suo figlio al seguito, e un altro personaggio, pronti a fondare una nuova Terra Promessa, un nuovo Eden. Ecco come lo descrive: “Frutta, cereali, legumi, erbe, lino e altri prodotti vegetali ci daranno lavoro e soddisferanno i nostri bisogni corporali”. Il loro obiettivo era “vivere in modo auto-sufficiente, essere benigni verso tutte le creature e mettersi al lavoro per la restaurazione della vita più elevata sulla terra”.
Questa era la bellissima teoria.
La pratica fu un disastro.
Non ci si può improvvisare agricoltori in pochi mesi quando si è per natura dei filosofi, e soprattutto quando si hanno una moglie e ben quattro bambine da sfamare.
Abbiamo già visto quello che NON mangiavano. Ma quindi cosa mangiavano?
Grazie ai diari di Louisa possiamo farci una buona idea.
A colazione c’erano pane e porridge, a pranzo pane e verdure varie, la sera frutta e pane. O viceversa. E il frutto principale era la mela.
“Ogni pasto era un sacramento”, dice Louisa. Il pane integrale veniva spesso fatto a mano dal signor Alcott mentre l’amata mamma di Louisa, Abigail May, cucinava “torte fatte con lo sciroppo d’acero, piselli spezzati e fagioli, orzo e mais, patate arrosto e frutta essiccata”.
Abigail era ormai già abituata “da dieci anni a queste stravaganze vegetariane”, racconterà Louisa da adulta. Il padre era infatti diventato vegetariano circa nel 1835. Sappiamo però che a un certo punto la mamma di Louisa insistette per utilizzare il latte di una mucca, perlomeno per la piccola May (la Amy di Piccole Donne) che era molto piccola. Non c’era il latte di soia in circolazione al tempo.
Il poeta Emerson fece loro visita e al suo ritorno scrisse queste parole profetiche nel suo diario:
“Il sole e il cielo serale non sembrano più sereni del signor Alcott e della sua famiglia a Fruitlands […] Non ho intenzione di pregiudicare il loro successo. Hanno un bell’aspetto a luglio, vedremo come staranno a dicembre.”
E in effetti l’inverno arrivò e spense anche l’ottimismo più roseo di quel padre così credente in quella che oggi viene chiamata ‘energia positiva’ o ‘karma’, e che un tempo si chiamava ‘Provvidenza divina’. Il Signor Alcott e soci - come molti cattivi filosofi - avevano lasciato alle donne di casa tutti i lavori domestici, e avevano pensato a rispettare tutte le bestie, tranne una: la “bestia da soma” Abigail, la madre di Louisa. A un certo punto questa buona donna, preoccupata per la salute delle bambine, stanca morta e forse gelosa del signor Lane - che cominciava a far intendere che forse le persone spirituali non dovessero essere sposate o avere rapporti sessuali - si impuntò perché chiudessero i battenti dell’Eden, e si tornasse a vivere al caldo in città, dove si potevano acquistare le provviste e il cibo all’emporio, e così fu.
Avena selvatica trascendentale

Come facciamo a sapere la storia di Fruitlands?
In parte dai diari di Anna e di Louisa, in parte da quelli di Emerson e del Signor Alcott, ma in buona parte anche da una storia autobiografica in cui Louisa raccontò l’esperienza molti anni dopo: ‘Transcendental wild oats’, o ‘Avena selvatica trascendentale’, scritti con il suo solito umorismo di cui avete avuto un’idea in ‘Hospital Sketches’.2
Eccovene alcuni divertenti estratti…
Parlando del tipo di agricoltura che il buon Amos Bronson Alcott aveva in mente di promuovere a Fruitlands, Louisa disse che “forse non era più stata praticata dai tempi di Adamo”. Il Signor Alcott infatti “pianificava e si sacrificava, lavorava con ogni muscolo del suo corpo, faceva la predica e faceva profezie con l’animo pieno delle aspirazioni più pure, gli scopi meno egoisti”, ma i risultati non arrivavano. Dovunque andava nelle località vicine, “predicava il vegetarianismo e resisteva a tutte le tentazioni della carne, era contento di mangiare pane e mele anche davanti a tavole imbandite e alle gentili padrone di casa toglieva l’appetito discutendo degli orrori dei macelli, o come l’astinenza fosse segno di un’anima pura. Quando queste donne chiedevano cosa avrebbero dovuto mangiare, rispondeva parlando di ‘ciotole di sole per colazione’, ‘semi solari’ e cose varie difficili da trovare al mercato”.
Ma “il mondo non era pronto per l’Utopia”, scrisse Louisa.
Ma torniamo alla Casa Alcott, in Inghilterra, la scuola con la mensa vegana e principi trascendentali. Fallì anche quella dopo circa 10 anni e venne trasformata in un orfanotrofio vegetariano. Ma 10 anni di una scuola del genere a quei tempi a me sembrano un enorme successo.
E le due sorelle Ford? Non c’è quasi più traccia di loro nella Storia, eppure una delle due creò quella che fu la prima associazione vegetariana al mondo! Si pensa infatti che la prima Associazione vegetariana storica sia la “Vegetarian Society”, fondata da alcuni gentiluomini inglesi a Manchester, nel 1847. Qualcuno però aveva battuto tutti questi uomini sul tempo. Sophia Ford infatti fu la Presidentessa della primissima “BRITISH AND FOREIGN SOCIETY FOR THE PROMOTION OF HUMANITY AND ABSTINENCE FROM ANIMAL FOOD”, ovvero la “Società Britannica e Straniera per la Promozione dell’Umanità e dell’Astinenza dai Cibi animali”.
Era l’ottobre del 1843.
Obiettivo dell’Associazione?
“La disseminazione con ogni mezzo dei principi corretti per la pace universale e la salute del corpo e della mente”.
Ogni loro socio doveva dichiarare: “Da qui in poi mi asterrò dai cibi animali…” e poi doveva spargere il verbo, anche nelle colonie inglesi. Questa Associazione era stata formata proprio presso la Scuola Alcott. Nella “Concordium Gazette”, la rivista pubblicata da quella scuola, Sophia scrisse che da ormai dieci anni non toccava carne: “Durante quel tempo ho avuto sempre buona salute, appetito eccellente e un sonno profondo”. Fin da quando aveva otto anni era solita dire alle sue balie: “Non posso mangiare qualcosa che ha occhi!” ma poi era stata costretta a mangiare carne, come purtroppo molti altri bambini ribelli.
Perché non si sente nulla di questa primissima associazione vegetariana? Forse perché Sophia morì pochi anni dopo, nel 1847 (o forse perchè scelsero una sigla impronunciabile: B.F.S.P.H.A.F!)
Per fortuna un giorno venne in mente a qualcuno di coniare la ben più facile parola “dieta vegetariana” e ancora una volta vi troviamo lo zampino della famiglia Alcott. Non vi è dubbio infatti che la parola che ancora oggi tutti noi utilizziamo per descrivere questa dieta proviene ancora dalla ‘Casa Alcott’ in Inghilterra, e ancora una volta e dal giornalino che pubblicavano all’epoca. Fu qui che comparve per la prima volta questo termine, che veniva non da ‘verdure’ come si pensa spesso, ma dal latino ‘VEGETO’, nel senso di “forte” (come in “vivo e vegeto”).
Prima di allora i vegetariani erano solo conosciuti come coloro che seguivano una ‘dieta vegetale’ e prima ancora ‘una dieta pitagoriana’. E i vegani erano considerati dei ‘vegetariani severi/rigorosi’ o ‘strict vegetarians’. Louisa stessa, per descrivere la sua dieta, dice un paio di volte nei suoi diari di essere un “vegetable product”, un ‘prodotto vegetale’!
Ecco una delle prime frasi dove venne usata la parola VEGETARIANO in quel giornalino scolastico:
“Ad ogni modo, si nota generalmente tra i vegetariani, e specialmente tra i mangiatori di frutta, una calma e una dolcezza di temperamento e noi crediamo anche una chiarezza di ragionamento, che sono altamente desiderabili per l’umanità, e per la salute…”.
Era il 1842.
Ma torniamo dagli Alcott in America per finire questa storia e in particolare ad un certo William Alcott: un cugino del papà di Louisa, quindi tecnicamente un suo zio di secondo grado. Quest’uomo era un medico vegetariano illuminato e fu lui a fondare la prima Associazione Vegetariana in America, nel 1850.
Diversi anni prima aveva già scritto un libro per aiutare la gente a capire quanto la dieta a base vegetale fosse superiore rispetto a una dieta onnivora. Si intitolava: “La dieta vegetale: come è sanzionata per tutte le età da uomini di medicina e dall’esperienza”.
Era il 1838.
Anche se Louisa purtroppo morì giovane, dobbiamo tenere conto che da adulta aveva ripreso a mangiare cibi animali, che aveva lavorato tutta la vita come un mulo, che chiaramente da piccola aveva subito molte carenze, e soprattutto che era stata avvelenata dal mercurio, quando si era ammalata di tifo nel periodo in cui aveva lavorato come infermiera militare. E di tifo al tempo si moriva, così come morì la caposala dello Union Hotel Hospital in cui lei lavorava. Louisa invece si salvò, forse proprio grazie alla sua dieta vegetariana e alla sua robusta costituzione, che però da quel giorno non fu più la stessa.
Quanto al placido vegano/vegetariano Amos Bronson Alcott, il padre di Louisa visse fino all’età di 89 anni, e sua madre fino alla rispettabilissima età di 77.
La grande casa rossa di Fruitlands vicino ad Harvard ora è diventata un museo, dedicato alla famiglia Alcott e al movimento trascendentalista.
Anche qui, la donna che è riuscita a salvare questo pezzetto di storia e a scrivere un libro su quell’esperimento utopico, raccogliendo testimonianze preziose, si chiamava Clara Endicott Sears, a sua volta una filantropa vegetariana.
“Il fallimento di Fruitland”, scrisse a riguardo, “fu solo nei mezzi usati per la sua espressione ma non nell’ideale che l’aveva ispirata […] Che nessuno superi la soglia di questa casa con un cuore pronto a deridere […] Che il nostro sorriso sia di tenerezza (per la loro ingenuità), ma non di derisione […] L’umanità non deve mai smettere di cercare di raggiungere un nuovo Eden”.
In pratica, se un vostro progetto è fallito, non abbattetevi come il Signor Alcott. Pensate che avete seminato qualcosa nel buio e che non sapete quando o cosa sboccerà, ma qualcosa sboccerà.
E a questo proposito vi lascio con le parole della zitelle vegetariana Louisa:
“Colui che crede è forte. Colui che dubita è debole […] Noi tutti abbiamo la nostra vita da seguire, i nostri sogni da tessere e abbiamo tutti il potere di farli diventare realtà, finché continuiamo a crederci”.
Grazie Louisa.
E grazie a voi per aver letto fino a qui.
E.V.A.
Cheney Edah - Louisa May Alcott: her life, journals and letters
Alcott Louisa - Transcendental Wild Oats - Pubblicato nel giornale ‘The Independent’ il 18 Dicembre 1873.