10 cose da sapere prima di leggere Emily Dickinson
A maggio approfondiremo 60 poesie di Emily nel Book Club.
Ecco cosa vi è utile sapere prima di cominciare a leggerle…
N.1 - I FASCICOLI ORIGINALI (a.k.a. I MANOSCRITTI)
Circa 350 poesie di Emily Dickinson furono ritrovate dalla sorella Lavinia, pochi giorni dopo la morte di Emily, nascoste in un cassetto della cassettiera della sua camera da letto.
Erano state tutte copiate in bella copia da Emily in dozzine di fascicoletti che aveva creato e cucito da sé, come mini fascicoletti di un libro mai dato alle stampe.
Le poesie salvate nei fascicoletti erano quindi le più importanti per lei, quelle che aveva giudicato meritevoli di essere salvate, tra le tante che scriveva o mandava agli amici. Ancora oggi quindi i critici parlano dei “fascicoli” di Emily.
Quando quindi leggiamo una poesia della Dickinson, tra le 1.500 circa che ci sono rimaste di lei, la prima cosa che dovremmo chiederci e se era una poesia copiata nei suoi fascicoli, o meno. Le altre poesie infatti non erano chiaramente destinate a un ‘pubblico’ e sono di più difficile interpretazione, perché erano scritte con una persona specifica in mente e in contesti che spesso è difficile o impossibile ricreare. Emily chiaramente non aveva piacere o intenzione che fossero salvate, né lette da altri.
Dove possibile quindi, nella mia selezione di 60 poesie, ho scelto soprattutto quelle tratte dai suoi fascicoli. Nel gruppo Facebook del Book Club vi dirò sempre se una poesia faceva parte o meno dei fascicoli e in quale fascicolo era stata copiata.
Dove possibile vi mostrerò anche un’immagine della poesia scritta a mano da Emily, con la sua bellissima (seppur difficile da capire) calligrafia.
N. 2 - CI SONO DIVERSE VERSIONI DELLA STESSA POESIA
Se avete comprato un libro di poesie di Emily in inglese o le leggete online, vi potrà capitare di trovare una poesia leggermente diversa da quella che vi proporrò io.
Esistono infatti alcune differenze a volte, tra le sue poesie. Ecco perchè:
A. Emily, nei suoi manoscritti, aveva lasciato più sinonimi di parole tra cui era indecisa, mettendo una crocetta sulla parola in questione e poi una lista di opzioni in fondo alla poesia. Anche se poi ne sceglieva sempre una da inserire nella poesia, a volte alcuni editori scelgono o hanno scelto un altro dei suoi sinonimi.
B. A volte Emily usava la stessa poesia in più lettere che scriveva ad amici diversi, poesia che a volte modificava in parte, in base al contesto e alla persona.
La poesia quindi può variare in base a quale di queste versioni è stata scelta in un dato volume etc. Ad esempio, la poesia “Going to him, happy letter!” esiste anche in versione “Going to her, happy letter!”, al femminile!
N. 3 - LE SUE POESIE NON SONO STATE SCRITTE PER NOI!
Molte poesie di Emily Dickinson sono molto difficili da interpretare e tradurre.
Ecco perchè si trovano diverse traduzioni in italiano che a volte sembrano dare significati opposti alla stessa poesia.
Va sempre tenuto a mente che quasi tutte le poesie di Emily NON sono state scritte per il pubblico. Emily non aveva nessuna intenzione di pubblicarle.
Solitamente le condivideva solo con la sua migliorare amica nonché cognata Susan (e sua vicina di casa) e pochi altri amici fidati, che la conoscevano bene e potevano capirla.
Anche loro però a volte restavano un po’ perplessi davanti ad alcune poesie.
A maggior ragione quindi non pretendiamo che possa essere sempre facile tradurle e comprenderle per noi, più di cento anni dopo.
Alcune resteranno sempre misteriose…
N. 4 - ASPETTI BIOGRAFICI NELLE POESIE DI EMILY
Alcune poesie di Emily hanno poco senso se non si conoscono certi aspetti della sua vita. Ad esempio, senza sapere dei gravi problemi di vista che ebbe per diversi anni, è difficile interpretare o capire appieno la poesia “Before I got my eye put out” o simili, sulla cecità.
Ecco perchè vi consiglierò qualche biografia di Emily a metà maggio e vi darò - dove serve - qualche riferimento biografico per le poesie che analizzeremo durante il mese.
N. 5 - I PRIMI EDITORI DELLE POESIE LE MODIFICARONO
Lo so. Vergogna! “Come hanno osato cambiare la punteggiatura di Emily e alcune sue rime e parole i suoi primissimi editori?”
Il mondo accademico disprezza altamente questi primi editori, al punto che ormai non si trovano quasi più le primissime edizioni di poesie pubblicate poco dopo la sua morte, ma solo le poesie risistemate da vari editori moderni che hanno riutilizzato i manoscritti originali di Emily, con la sua punteggiatura etc.
Io però ho scelto proprio di usare invece poesie tratte da questi primissimi testi, e l’ho fatto per varie ragioni, ma la prima e più importante è che questi primi editori conoscevano tutti molto bene Emily, a differenza degli editori successivi, e l’amavano molto…
Il primo volume di poesie uscito dopo la sua morte, fu un “labour of love”, ovvero un vero e proprio lavoro fatto col cuore.
Fu la sorella Lavinia a volere fortemente che quei fascicoli preziosi che aveva trovato venissero conosciuti dal mondo intero. Lei più di tutti aveva capito e apprezzato il genio della sorella. Dato che fu lei dietro le quinte a seguire i lavori, e dato che visse insieme alla sorella tutta la vita, avrà avuto i suoi motivi per accettare certi cambiamenti. Il lavoro fu poi affidato da lei alla migliore amica di Emily, nonché la sua famosa cognata Susan.
Susan lesse le poesie dei fascicoli e cominciò a suddividerli per tematiche:
* Amore
* Natura
* Tempo
* Eternità (ovvero Morte)
Questa divisione per tematiche a me piace molto e solo Susan poteva sapere bene quali poesie inserire sotto la sezione “Amore” e quali no.
Dato che però Susan ci stava mettendo troppo tempo a selezionare poesie e a riscriverle in bella copia, cercando di capire la non sempre facile calligrafia di Emily, l’impaziente Lavinia diede tutti i fascicoli e il compito di prepararli per la stampa a una sua amica, nonché amante del loro unico fratello Austin: Mabel Todd.
Mabel si diede anima e corpo a questo lavoro e selezionò le sue poesie preferite (o le preferite di Lavinia, possiamo intuire). Le trascrisse prima tutte a mano e poi a macchina, con grande difficoltà (la calligrafia di Emily è molto difficile da capire a volte e non c’erano le macchine da scrivere come quelle moderne!), e possiamo immaginarci che - essendo l’amante del fratello di Emily - avesse accesso anche ai suoi consigli, oltre a quelli di Lavinia, quando era indecisa tra una parola o l’altra da interpretare.
E per finire, venne richiesta la collaborazione del tutore di Emily: T.W. Higginson.
Quest’uomo di tutto rispetto - scrittore, attivista e giornalista - aveva mantenuto una fitta corrispondenza letteraria con Emily, che aveva incontrato anche due volte di persona, e quindi conosceva bene i ragionamenti che Emily faceva sulla poesia e il suo modo di scrivere.
Inoltre tutti questi personaggi conoscevano bene, perchè vi vivevano, l’epoca in cui Emily aveva vissuto e conoscevano anche i lettori di poesia del tempo. A differenza quindi dei critici letterari moderni, io mi fido della selezione accurata di questo gruppo di donne che avevano in comune un enorme amore o ammirazione per Emily.
Queste poesie inoltre sono tutte nel Public Domain e si possono condividere senza problemi. Gli uomini che invece hanno editato le poesie di Emily dal 1925 in poi hanno messo queste poesie sotto copyright, creando così non poche complicazioni per chi vuole usare gli originali manoscritti di Emily oggi.
N. 6 - NON TUTTE LE SUE POESIE SONO IN RIMA
Noterete presto che - soprattutto nel finale - Emily si rifiutava di chiudere con una rima. I suoi finali sono quindi molto ad effetto, proprio perchè spezzano il ritmo e colpiscono il lettore anche per quello.
Ormai questa mancanza di rime è piuttosto normale nella poesia moderna. Ai suoi tempi però fu innovativo. Ecco perchè i suoi primissimi editori a volte decisero di mettere una rima dove mancava, etc., per andare incontro ai gusti del tempo.
N. 7 - NOTTI SELVAGGE O NOTTI BURRASCOSE?
Nello scegliere come tradurre le poesie di Emily in italiano, a volte bisogna decidere tra il dare la priorità alla chiarezza (per mantenere cosa intendeva dire Emily), o dare la priorità alla traduzione letterale di un termine.
Dato che la Dickinson è famosa per la massima precisione con cui sceglieva UNA parola tra mille, credo sia importante rispettare quella sua scelta e tradurre in italiano la parola che meglio traduce il CONCETTO che lei voleva esprimere con la sua scelta, più che la traduzione italiana perfetta del vocabolo inglese, che non sempre ha gli stessi significati o connotazioni del vocabolo inglese da lei scelto, o che aveva allora.
Ad esempio, una delle sue poesie più famose (e secondo me una delle più travisate) si intitola WILD NIGHTS. Letteralmente, a prima vista, sembrerebbe correttissimo tradurla con ‘Notti selvagge’, come fanno quasi tutti.
Così però si rischia (volutamente, temo) di far passare la Dickinson per una lussuriosa, e questa meravigliosa poesia per una dichiarazione a sfondo sessuale o passionale.
WILD però è un aggettivo che al tempo Emily usava nelle sue lettere con un significato simile alla parola ‘angry’, un po’ come il nostro ‘arrabbiata matta’.
Parlando di una tempesta, come fa in quel testo, le notti a cui si riferisce sono quindi notti burrascose, tempestose, con il mare mosso, un forte temporale tutto intorno a noi, il pericolo etc.
Nella stessa poesia, LUXURY viene poi spesso tradotto con ‘Lussuria’ in italiano, ma significava (e significa ancora) anche ‘lusso’ . In queste notti tempestose, è un lusso essere con la persona che ci ama, o con Dio, al sicuro nel porto.
(Ma vedremo nei dettagli la traduzione e il contesto di questa poesia nel gruppo Facebook).
N. 8 - SUSAN: MUSA ISPIRATRICE O AMANTE?
Non c’è dubbio che Susan fosse la persona eletta da Emily tra mille per confidarsi, la donna che più ammirava, e che amava come una sorella. Susan era la cognata di Emily, moglie di suo fratello Austin. Fu a Susan che vennero scritte moltissime poesie, spesso sotto forma di ‘bigliettini’ che le due si scambiavano tra le due case, dato che erano vicine di casa. Moltissimi di questi bigliettini, che Susan conservò tutta la vita, vennero poi pubblicati dalla nipote di Emily, Martha, dopo la morte sia della madre Susan, sia della zia.
Proprio come per la parola ‘wild nights’, i critici che vogliono ridurre l’enorme sensibilità della Dickinson e la sua grande affettuosità a un mero rapporto fisico libidinoso, vedono in queste poesie ogni sorta di interpretazione omosessuale.
Le prove, inutile dirlo, non ci sono.
Personalmente, dopo tutto quello che ho letto su Emily (e su Susan), e ripensando ai tantissimi lutti che entrambe hanno dovuto sopportare, e alla forte sensibilità e spiritualità di entrambe, inviterei a puntare un po’ più in alto dell’ombelico…
Ma giudicherete voi…
N. 9 - GLI UOMINI MISTERIOSI AMATI DA EMILY
Dato che il sesso vende, anche in poesia, ovviamente c’è il rovescio della medaglia della relazione venduta come omosessuale con Susan. Tra le poesie di Emily non manca materiale anche per farla passare per una ninfomane eterosessuale.
Ben dopo la sua morte infatti furono trovate dalla figlia di Mabel un plico di stupende poesie dedicate a un uomo molto più anziano di Emily, il giudice Lord, con cui siete liberi di pensare abbia avuto una storia fisica o meno. Le prove non ci sono, tanto per cambiare, e non sappiamo neppure se queste poesie furono spedite o meno al signor Lord. Sappiamo però che entrambi adoravano Shakespeare e i giochi di parole, e queste poesie abbondano di questi giochi, soprattutto di modi di dire legati al mondo della giurisprudenza, visto il lavoro del signor Lord.
Un altro uomo ben più giovane - un certo Reverendo Wadsworth - è molto presente nelle poesie di Emily, ma anche in questo caso - se ci fidiamo di sua sorella e sua nipote (e io mi fido, a differenza di molti critici letterari), l’uomo in questione era già sposato, tra i due non successe mai nulla, e i due tennero una corrispondenza molto spirituale - che fu poi bruciata alla morte di Emily.
Alcune poesie di Emily in effetti fanno riferimento all’essere “sposata senza l’anello”, e ad essere l’ “imperatrice del Calvario”. La parola Calvario è molto citata da Emily e non a caso la “Calvary Church”, la Chiesa del Calvario, è la parrocchia nella quale il Reverendo Wadsworth si era trasferito nel 1862, a migliaia di chilometri da Emily, (forse per dimenticarla)…
Che Emily abbia amato Susan, Wadsworth o il giudice Lord fisicamente o meno non lo sapremo mai (e a me personalmente non importa un fico secco): la cosa certa è che nessuna più di questa poetessa è stata capace di mettere nero su bianco cosa si prova quando si ama con l’anima, scegliendo tra centinaia di migliaia LA parola esatta per descrivere questi sentimenti così profondi, puri, che il tempo non può cancellare.
Chi ha amato con l’anima o è stata amata/o con l’anima, saprà riconoscere questo amore. Agli altri - soprattutto a Hollywood - lasciamo pure le “notti lussurriose”.
- EMILY NON ERA AFFATTO TRISTE, PAZZA O DEPRESSA
Parlando ancora di Hollywood, quando non riescono a far passare Emily per una lussuriosa, ci provano con l’altro stereotipo sulle donne artiste e sensibili: che fosse depressa, sconsolata, sempre col muso lungo, e praticamente una pazza.
Hanno fatto la stessa cosa con Virginia Woolf dopo tutto, perchè non con Emily?
Sarà che le donne pazze per me sono quelle psicopatiche capaci di uccidere innocenti senza alcun rimorso, sarà che tutti i dati che abbiamo su di lei ci mostrano l’opposto della follia e della depressione, sta di fatto che quello che vi consiglio di non perdere d’occhio è invece l’estrema sensibilità di Emily, la sua squisita dolcezza, la sua simpatia (sì, Emily era estremamente simpatica, a detta anche dei nipotini, di Susan etc.), e il suo genio creativo (Emily era anche un’ottima pianista).
Certo, Emily era particolare, era unica, questo sì, ma non era ‘eccentrica’.
La nipote sfatò fin da subito questo mito nella sua breve biografia della zia.
Era speciale, ma non lo faceva affatto per farsi notare.
Emily rideva spesso, adorava la vita e non era per nulla depressa perchè “trovava estasi nel vivere”, come mostra chiaramente in diverse poesie, poesie capaci di ridare voglia di vivere a un vero depresso!
Perchè allora si isolò dal mondo e finì per non uscire più da casa sua, tranne in rari casi, finendo per essere vista come “strana” dagli abitanti del suo villaggio?
Questo è uno dei grandi misteri irrisolti della sua vita…
Durante il corso del mese vi darò la mia interpretazione e ascolterò le vostre.
Che Emily fosse ossessionata dal tema della morte e dell’aldilà è comprovato anche dai suoi familiari, ma Emily stessa era consapevole di questa ‘ossessione’, che però le faceva amare la vita ancora di più, proprio perchè così consapevole della brevità della vita su questa terra e dell’incertezza nell’aldilà.
Solo perchè molte poesie parlano di morte quindi, vi esorterei a non vederla affatto come una depressa.
Emily ha anche subito moltissimi lutti in vita sua, soprattutto negli ultimi dieci anni.
Un lutto già può essere devastante, immaginatevi subire più lutti uno dietro l’altro:
il padre, la madre, il suo adorato cagnolone, il Reverendo Wadsworth, un nipotino adorato, la migliore amica, e poi il giudice Lord…. Non è forse NORMALE, dopo essere stata “crivellata di colpi”, come descrisse lei stessa, aver trovato sollievo perlomeno nello scrivere poesie in cui dare voce a questo che è il più straziante dei dolori?
IN CONCLUSIONE
Personalmente vi invito a pensare a Emily Dickinson come a una donna eccezionale intenta a crearsi una vita unica, a cui non importava nulla di cosa potessero pensare di lei gli altri, gelosa della sua privacy e allo stesso tempo a una normale donna del suo tempo, una donna consapevolissima del suo sacro lavoro di poetessa, una donna capace di apprezzare ogni istante della vita, di descrivere la Natura e ogni emozione umana con le parole migliori, di mettere un balsamo su ogni spirito sofferente con un fiore o una parola, una donna generosa, simpatica, dolcissima, calorosa, capace di profondissimi sentimenti.
Più di tutto, Emily fu una donna che prese molto sul serio l’ammonimento biblico sul dover un giorno rendere conto di tutte le parole futili che abbiamo detto in vita, e che cominciò a parlare e scrivere centellinando sempre di più le parole, scegliendole con una cura maniacale, per non sprecarne neppure una.
Un ammonimento che, credenti o meno, nel mondo dei social media, del cercare la fama a tutti i costi e del raccontare a tutti ogni storia personale e intima, trovo ancora oggi potentissimo (e che a me ha insegnato molto e cambiato la vita).
Questa è la “mia” Emily.
Vedremo durante questo mese nel Book Club su Facebook quale sarà la vostra.
Spero solo non quella di Hollywood.
Buona lettura delle sue poesie.
Ecco qui sotto il link dove scaricare il PDF gratuito.
Ed ecco il link al Gruppo Facebook del Book Club.