'Ragione & Sentimento' e il tema dell'eredità negata
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Nell’aprile del 1811, Jane Austen si trovava a Londra - ospite del suo amato fratello Henry e di sua moglie (nonché cugina) Eliza.
Si trovava nella metropoli perchè doveva sovrintendere alla stampa del suo primo romanzo: ‘Sense and Sensibility’ (S&S).
La pubblicazione era in programma per quell’autunno, ma Jane in realtà l’aveva scritto molti anni prima, quando aveva solo diciannove anni.
Al tempo il romanzo si doveva chiamare ‘Elinor e Marianne’.
Jane continuò a rimettervi mano fino ai ventun anni e poi lo lasciò da parte fino a riprenderlo all’età di trentacinque anni, la stessa età del personaggio del Colonnello Brandon nel romanzo.
Sedici anni è in effetti un tempo molto lungo per la gestazione di un libro ma i parenti di Jane, dopo la sua morte, dissero che “solo con estrema difficoltà le sue amiche, la cui parzialità Jane sospettava, anche se onorava il loro giudizio, erano riuscite a prevalere su di lei e a convincerla” a pubblicare il suo primo “bambino”, come chiamerà lei stessa questo libro più volte, come in questa lettera all’amata sorella Cassandra:
“Non sono mai troppo occupata per pensare a S&S. Non potrei dimenticarlo più di quanto una madre possa dimenticare il suo poppante.”
Il libro uscì in forma anonima. Al tempo infatti era sconveniente che una donna di un certo livello sociale si mettesse a scrivere per soldi. Metteva in cattiva luce tutta la famiglia il fatto che si potesse pensare che gli uomini di casa non riuscissero a mantenere le loro figlie, mogli o sorelle - Anche a livello religioso e morale, era riprovevole che le donne volessero mettere il loro nome in piazza, sulla bocca di tutti, pubblicandolo su un libro. Ecco perchè, dietro un libro pubblicato anonimamente, c’era spesso una donna.
Jane però era piuttosto femminista (perlomeno come si declinava il termine al tempo) e quindi pubblicò questo libro sotto il nome “A LADY”, una signora. (E con LADY si intendeva una signora rispettabile di una buona posizione sociale).
Il tema centrale dell’eredità (negata)
Come abbiamo già visto con ‘Cime Tempestose’, anche qui Hollywood ha subito trasformato questo romanzo principalmente in una storia d’amore. Non che si possa negare la storia d’amore qui, ma come comincia il romanzo?
Dove vuol far cadere la nostra attenzione Jane, fin da subito?
Sia il romanzo, sia il bellissimo film di ‘Ragione e Sentimento’ (quello con Kate Winslet per intenderci) cominciano con una scena molto cupa e tragica: la morte del Signor Dashwood, padre delle sorelle al centro del romanzo. E prima di lui, con la morte di suo padre, il nonno delle sorelle (scena che nel film non mostrano, per non complicare la storia).
Molte persone saltano le prime pagine a piè pari, o non vi prestano attenzione, ritenendole noiose, un po’ confuse per via di tutti quei nomi e quelle parentele, e non un grande incipit per una storia d’amore. Ma per Jane era chiaramente importante.
I primi capitoli di un romanzo sono i più difficili da scrivere. Ecco perchè ora vi consiglio di provare a rileggere questo paragrafo lentamente, dando a ogni parola l’attenzione che merita:
“La famiglia Dashwood si era stabilita da tempo nel Sussex. La loro proprietà era ampia e la loro residenza si trovava a Norland Park […] L'ultimo proprietario di questa tenuta era stato un uomo non sposato, che aveva vissuto fino a un'età molto avanzata e che per molti anni della sua vita aveva avuto nella sorella una costante compagna e governante. Ma la morte di quest'ultima, avvenuta dieci anni prima della sua, aveva prodotto un grande cambiamento in casa sua; infatti, per sopperire alla sua perdita, lui aveva invitato e accolto in casa sua la famiglia di suo nipote, il signor Henry Dashwood, l'erede legale della tenuta di Norland e la persona a cui intendeva lasciarla in eredità.”
Perchè Jane ha insistito per cominciare un romanzo proprio così?
La risposta a questa domanda ci riporterà indietro di quasi trecento anni, a due storie di eredità ingiuste, una dalla parte del padre di Jane e l’altra dalla parte della madre.
Eredità ingiusta n. 1: Elizabeth Weller Austen
Elizabeth Weller Austen era la bisnonna di Jane Austen.
Nel 1704 Elizabeth era una giovane donna nel fiore degli anni, moglie di un certo John Austen, che purtroppo era morto molto giovane, e con molti debiti.
Elizabeth quindi era rimasta una povera vedova con diversi figli da sfamare.
Per fortuna però, il padre di questo John Austen, era piuttosto ricco. Il problema è che anche questo anziano padre morì poco tempo dopo il figlio, “il suo testamento venne letto, e come quasi ogni altro testamento diede tanta delusione quanto piacere”.
Proprio come succede in ‘Ragione e Sentimento’ infatti, si scoprì che aveva mostrato più interesse per un nipotino che non per suo figlio John e sua nuora, dato che aveva lasciato in eredità quasi tutto a questo bambino (che ovviamente non poteva disporre dei soldi fino alla maggiore età, ovvero ai 21 anni), lasciando quindi alla povera nuora Elizabeth l’ingrato compito di allevare tutti i sette figli con pochi mezzi. Questo non è ciò che avrebbe voluto il suo povero marito John Austen ovviamente. Lui avrebbe voluto che alcuni soldi dell’eredità del padre andassero anche alla moglie, proprio come il Signor Dashwood nel romanzo “aveva desiderato quel patrimonio più per il bene della moglie e delle figlie che per se stesso o per suo figlio”.
Ma non andò così.
”Fu a suo figlio e al figlio di suo figlio”, che la proprietà fu assegnata, proprio come nel romanzo. E anche questo bambino si chiamava John, come il John Dashwood del romanzo.
Ora la domanda sorge spontanea: perchè questi anziani ricchi gentiluomini non avevano a cuore la sorte delle loro nuore?
La risposta è molto semplice… (e al tempo di Jane Austen la sapevano tutti):
perchè temevano che queste vedove potessero risposarsi!
A quel tempo infatti erano i mariti ad ereditare qualsiasi cosa possedesse la moglie.
Se quindi la Signora Dashwood nel romanzo, o la bisnonna Elizabeth Austen nella realtà, si fossero risposate dopo aver ereditato la tenuta e patrimonio della famiglia del primo marito o dallo zio del primo marito, tutto quanto sarebbe finito subito al secondo marito!
Impensabile!
Ecco che quindi le tenute e il patrimonio venivano spesso lasciati ai nipoti maschi, che perlomeno erano certi di mantenere la proprietà per sé, anche una volta sposati, e che a differenza delle donne avrebbero portato avanti il sacro cognome di famiglia nei secoli dei secoli. Ecco perchè nel romanzo viene sottolineato che:
“L’anziano gentiluomo … non fu né così ingiusto, né così ingrato da non lasciare il suo patrimonio al nipote; ma glielo lasciò a condizioni tali da distruggere la metà del valore del lascito.”
In pratica, la proprietà di Norland passa sì al Signor Dashwood, il padre delle sorelle della storia, ma lui non poteva toccare la proprietà, perchè doveva tenerla così com’era per il nipotino John. Vi poteva solo continuare a vivere, quasi come un ospite in casa sua, ma non poteva guadagnarci molto, non poteva venderla o altro. Tutto doveva restare intatto per il bambino.
Torniamo a leggere il romanzo…
"Il patrimonio fu assicurato in modo tale da non lasciare al Signor Dashwood la possibilità di provvedere a coloro che gli erano più cari e che avevano più bisogno di aiuto, attraverso un qualsiasi vendita della proprietà o vendendo i suoi legni pregiati. L'intero patrimonio era vincolato a beneficio di questo bambino.”
Ecco perchè le sorelle Dashwood con la loro madre, all’inizio del romanzo, si trovano già in condizioni economiche disagiate, ed ecco perchè, nel morire il loro papà, devono lasciare la loro bellissima tenuta al fratellastro, e al nipotino, e fare i bagagli.
Oggi diamo per scontato di poter ereditare da nostro padre tanto quanto erediterà nostro fratello, se abbiamo un fratello, o diamo per scontato di non dover immediatamente dare tutto il nostro patrimonio a nostro marito, il giorno del matrimonio.
Se le cose oggi stanno così per noi, dobbiamo forse ringraziare anche l’influenza di libri come ‘Ragione e Sentimento’.
Ma torniamo dalla bisnonna Elizabeth…
Senza lagnarsi per la sua mancanza di soldi, la bisnonna di Jane si era data velocemente da fare, lavorando per dare ai suoi figli una solida educazione classica e si era trasferita a Sevenoaks, a fare da donna delle pulizie per il maestro di una buona scuola, affinché i suoi figli potessero frequentare le lezioni gratis.
Uno dei figli di Elizabeth, William, fu il nonno di Jane Austen, il primo uomo della famiglia a lasciare la sua terra natia nel Kent e a metter su casa nell’Hampshire, dove Jane nacque e visse quasi tutta la sua vita. Questo nonno però morì troppo presto per avere influenzato Jane, che non lo conobbe mai. Il fratello del nonno, il signor Francis Austen, era rimasto invece a Sevenoaks ed essendo piuttosto ricco, dato che faceva l’Avvocato, dopo la morte del fratello aveva cominciato ad aiutare economicamente il papà di Jane Austen, che era rimasto orfano da giovane.
Lo zio Francis gli pagò anche gli studi e quindi fu quasi un nonno in piena regola per Jane ed ebbe il ruolo di benefattore degli Austen per tutta la sua vita, e sappiamo che fu un visitatore frequente alla Canonica dove viveva Jane da bambina. La casa di questo ricco prozio tra l’altro confinava con il parco dei cervi della meravigliosa tenuta di Knole Park, tenuta del ricchissimo terzo Duca di Dorset, John Frederick Sackville.
Jane doveva aver sentito raccontare la storia della bisnonna Elizabeth Austen molte volte, durante queste visite frequenti al prozio o del prozio. E chiaramente la piccola scrittrice doveva essere affascinata dalla forte figura femminile della bisnonna, che era nata solo qualche giorno dopo di lei nello stesso mese, e forse aveva anche voglia di levarsi qualche sassolino dalla scarpa sul tema dell’eredità negata, ma questa della signora Elizabeth Austen è solo la prima storia legata a un’eredità ingiusta di cui Jane aveva sentito parlare tutta la vita.
Anche dalla parte della madre c’era stata un’eredità altrettanto ingiusta, le cui tracce si possono nuovamente ritrovare in parte nel capitolo iniziale di ‘Ragione e Sentimento’.
Eredità ingiusta n. 2: “L’orribile affare di Stoneleigh”
Ritorniamo a leggere le prime pagine del romanzo, ma questa volta da un’altra angolazione… Focalizzatevi ora sulla sorella dell’anziano signor Dashwood:
“L'ultimo proprietario di questa tenuta era stato un uomo non sposato, che aveva vissuto fino a un'età molto avanzata e che per molti anni della sua vita aveva avuto nella sorella una costante compagna e governante. Ma la morte di quest'ultima, avvenuta dieci anni prima della sua, aveva prodotto un grande cambiamento in casa sua…”
Anche Jane Austen aveva un parente anziano molto ricco che aveva una sorella, dalla parte di sua madre, che di cognome faceva Leigh. La proprietà che possedevano si chiamava l’Abbazia di Stoneleigh, una vasta tenuta che rendeva ben 10.000 sterline l’anno del tempo (un patrimonio oggi!), con pilastri di marmo, candelabri, stucco bianco sul soffitto, pannelli di legno sulle pareti, letti a baldacchino, un vasto parco etc. etc.
Lustratevi gli occhi…

Vi faccio descrivere la proprietà direttamente dalla mamma di Jane ora, da una lettera che scrisse mentre lei e Jane erano in visita proprio lì, nell’agosto del 1806:
“Stoneleigh Abbey è più grande di quanto avessi supposto. Ci perdiamo qui dentro. Il Signor Leigh dispera di trovare mai la strada per le varie stanze. Io ho proposto che metta dei cartelli stradali agli angoli. Mi aspettavo di trovare un posto molto elegante e tutto quanto, ma non avevo idea che fosse così bello. Il fiume Avon scorre vicino alla casa, tra grandi campi, confinanti con delle bellissime zone alberate piene di deliziose stradine per passeggiare…. Ci sono 45 finestre sulla parte davanti, quindici per piano. Ci sono ventisei camere da letto nella nuova parte della casa e moltissime, alcune molto antiche, nella parte vecchia.”
A differenza del fratello e della sorella nel romanzo, nella realtà era stata la sorella a vivere più a lungo del fratello di vari anni. La venerabile Signora Mary Leigh era rimasta sola, anziana e senza figli, e nessuno sapeva a chi avrebbe potuto lasciare la proprietà dopo la sua morte, ma c’era una chance che in parte l’eredità potesse anche andare alla famiglia Austen,
Quindi immaginatevi la nostra Jane che era cresciuta continuando a sentir parlare di questo fratello e questa sorella e di questa proprietà e di questa potenziale eredità che avrebbe risolto tutti i loro problemi economici, perchè non erano affatto ricchi.
Nell’estate del 1806, quindi cinque anni prima di pubblicare ‘Ragione e Sentimento’, ecco che la zitella Mary Leigh muore. Ecco perchè Jane e sua madre erano corse lì, come un po’ altri parenti, per sentire a chi sarebbero andati i suoi soldi e la tenuta, ma ancora una volta “il testamento venne letto, e come quasi ogni altro testamento diede tanta delusione quanto piacere”.
La signora infatti non aveva potuto fare altro che dare voce alle ultime volontà del fratello: Stoneleigh Abbey sarebbe andata ‘al più vicino parente maschio’. Il problema è che i due non avevano specificato chi fosse! Toccò quindi ai parenti andare per vie legali e scannarsi tra loro, come spesso accade. La signora Leigh così non scontentò nessuno, ma non fece neppure contenti tutti.
Alla fine, alla madre di Jane e alle sue due figlie finirono solo degli anellini, e l’Abbazia venne ereditata da un cugino della mamma di Jane, l’anziano Reverendo Thomas Leigh. Ma anche quest’uomo era già molto vecchio e senza figli, e quando anche lui fosse morto, a chi sarebbe spettata Stoneleigh?
Uno dei più probabili eredi era lo zio di Jane, il fratello di sua madre, il Signor James Leigh-Perrot. Dato però che anche quest’uomo non aveva figli, la famiglia di Jane ovviamente covava la speranza che prima o poi, dopo la sua morte Stoneleigh Abbey sarebbe passata di diritto al fratello maggiore di Jane.
Non vi racconterò come andò a finire “l’orribile affare di Stoneleigh”, come lo descrisse Jane in una sua lettera, perchè quegli ultimi eventi successero dopo la pubblicazione di ‘Sense and Sensibility’, ma per ora tenete a mente queste due storie di eredità negata e cominciate a notare come tutti i guai delle sorelle Dashwood, e i problemi che si trovano ad affrontare e le scelte che saranno portate a fare, o costrette a fare, nascono tutti dall’ingiustizia di non aver ricevuto un’eredità che in un mondo più giusto e moderno gli sarebbe spettata di diritto, e che invece gli fu negata solo in quanto DONNE.
Eredità ingiusta al maschile - I fratelli Ferrars
Ma le donne non erano le uniche a soffrire per questa legge detta della ‘primogenitura’. Anche i figli maschi nati dopo il primogenito non beccavano praticamente il becco di un quattrino alla morte del padre, se questo non aveva lasciato un testamento prima di morire. E anche quando lasciavano un testamento, quasi sempre il patrimonio veniva lasciato al primogenito.
Perchè si lasciava tutto a un figlio solo?
Beh, semplice.
Pensate a un padre di oggi con due figli (un maschio e una femmina) e una bella villetta con un grande parco appartenuta alla sua famiglia per generazioni e generazioni.
Lasciando tutto ai 2 figli alla sua morte, questi dovranno quasi certamente vendere la casa per dividersi la quota a metà e pagare le tasse di successione. Addio casa, addio passato, addio tradizione e ricordi legati ad essa e al nome della famiglia.
Dando in eredità tutto al figlio maggiore invece, il problema non si poneva più.
Ora immaginate se invece di una bella villetta con giardino si stesse parlando di una proprietà come KNOLE PARK di cui vi ho parlato prima, casa appartenuta alla stessa famiglia magari dal medioevo, con dentro ogni sorta di reliquia storica. Eccola qui….
Chi mai vorrebbe perdere una ‘casa’ del genere?
E quindi, anche se non erano costretti dalla legge a lasciare tutto al primo figlio, quasi tutti i nobili facevano così.
E se i primogeniti non facevano quello che si aspettavano i genitori, potevano essere diseredati a piacimento, creando tensioni, rivalità e gelosie tra fratelli.
Jane Austen, con questo suo primo romanzo, mise in luce tutte queste ingiustizie senza dire direttamente una parola contro di esse, ma facendo passare benissimo il messaggio.
Altro che scrittrice di storielle d’amore e balli in grande stile e basta…
Quando leggerete o rileggerete il romanzo, tenete sempre a mente il discorso eredità.
I miti erediteranno la Terra
Prima di chiudere con questo argomento, è utile dare uno sguardo alla parola stessa ‘eredità’, vista con gli occhi di Jane Austen.
Proprio come abbiamo visto per Emily Bronte e Louisa May Alcott, va detto subito che anche Jane era profondamente religiosa. Ovviamente Hollywood non mette mai in luce questo aspetto - perchè il sesso vende di più - ma lo era eccome.
Quanto all’argomento ‘eredità’, anche se certamente le interessavano i soldi - e lo dice chiaramente in diverse sue lettere - allo stesso tempo Jane certamente credeva che fossero ‘i miti che erediteranno la Terra’, come dice la Bibbia, e non coloro che ereditano la Terra attraverso la legge e i legami di sangue. Era una magra consolazione con cui le donne dovevano per forza consolarsi al tempo, ma sono certa che Jane avesse un’idea chiara di dove finissero quei tirchi dei signori John Dashwood, di sua moglie e della suocera.
Anche Jane Austen, come Emily, credeva all’inferno e a differenza di chi crede che scrivesse e pubblicasse questi romanzi per puro divertimento, io credo che stesse dando precise indicazioni alle sue lettrici e ai suoi lettori del tempo, lezioni per salvare la loro anima, lezioni che noi oggi ci perdiamo quasi completamente, se non vediamo i suoi libri nel contesto di allora e con i suoi occhi.
Il tema dell’eredità tra l’altro ritorna più volte anche in altri suoi romanzi, quindi magari tenete sempre in memoria queste due storie vere, quando leggete un romanzo di Jane Austen. Ad esempio, le sorelle Bennet di ‘Orgoglio e Pregiudizio’ si trovano in una condizione economica simile a quella delle sorelle Dashwood. La casa del signor Bennet non andrà alle figlie, dopo la sua morte, ma a quell’antipatico del Signor Collins.
E come si chiama la più famosa eroina di quel romanzo?
Elizabeth…
Proprio come l’eroica bisnonna di Jane, che avrà perduto quell’eredità ingiustamente, ma che la giustiziera Jane Austen ha riscattato e reso famosa per sempre, anche grazie alla storia vera nascosta nelle prime pagine di ‘Ragione e Sentimento’.
Grazie Jane. Grazie bisnonna Austen.
E grazie a voi per aver letto fin qui.
E.V.A.